Pègaso - anno IV - n. 3 - marzo 1932
G. MOT'.rA, Testimonia teinporu-m 369 sussistere come Stato unitario; e che la diversità de' suoi elementi, pur– ché compensata da una profonda coscienza comune, sia la miglior salva– guardia della Confederazione. Non .sempre, certamente, l'attuazione pratica di questi alti principii riesce facile e perfetta, da.ta la notevole preponderanza dell'elemento tedesco. Pur escludendo ( come è da esclu– .dere) ogni partito preso, si sa che, anche nel mondo dello spirito, la barca, pende dal lato ove siedono i più. Donde il dovere di vigilare. E nessuno si dimostra così attento, così gelosamente attento a tali possibili oscil– lazioni come questo svizzero italiano, così desideroso che la Svizzera italiana conservi 1a sua parte ed il suo peso, così lieto quando gli pare che il suo Ticino faccia meglio « spiccare le sue doti e le virtù particolari della sua stirpe, della sua lingua, della sua coltura .... >>. « Nessuno ap– prezza più di me (sono anc6ra sue parole) l'insigne valore della nostra lingua, e nessuno, for,se, ha dichiarato più spesso di me la necessità che la Svizzera italiana eonservi intatte le proprie caratteristiche. È perciò che, se la schiettezza fraterna della mia parola può destare un'eco nelle menti dei confederati domiciliati fra noi, io mi rivolgo a loro affinché mandino i loro figli nelle nostre scuole, edifichino le loro case secondo l'architettura tradizionale del nostro paese ed evitino, per quanto di– pende da loro, i segni esteriori che mettono in mostra contrasti più appa– renti che effettivi. Poco io mi riprometto da misure legislative, molto mi attendo dalla volontà concorde dei ticinesi e dei confederati in armo– nia eonsapevole con i fini superiori della Patria comune» (pp. 114-115). E si potrebbero moltiplica1,e le citazioni. Due sole ne aggiungo, le quali mirabilmente giovano a illuminare uno degli aspetti più nobili di questo fervido svizzero che sente con tanta forza e professa in termini così palesi la sua italianità. << Dante è anche nostro (così il Motta in occasione d'una conferenza dantesca tenuta a Berna nel 1921 dal Padre Semeria), per un'altra ra– gione particolare. Dante è genio italiano. Quanto è italiano è anche sviz– zero, perché il Ticino e parte dei Grigioni, terra di costume, d'i~dole e d'idioma, italiani, sono dell~ Svizzera elementi costitutivi, vitali, inse– parabili» (pp. 104~105). E in un suo discorso tenuto a Bellinzona il 1° ago– sto 1929 : <e L'Italia, qualunque sia il suo ordinamento costituzionale, è un grande e nobile paese col quale vogliamo vivere in pace profonda e inalterabile. E mi sia lecito l'augurio che, cessate aleune momentanee difficoltà inerenti alle trasformazioni radicali che l'Italia ha subìte, ri– prese le antiche abitudini dei traffici di frontiera sciolti da impedimenti, il Ticino continui ad essere, come è sua ,funzione naturale, l'anello che congiunge i due Paesi .... ». FRANCESCO CHIESA. BRUNOC1coGNAN1, Villa Beatriae. Romanzo. - Treves, Milano, 1931. L. 15. Bruno Cicognani non s' •è certo conquistato allegramente il diritto di scrivere romanzi. Cinque volumi di racconti, quindici anni di lavoro costante sono bene una difficile prova, un titolo di degnità; e sarebbe curioso ricercare come l'arte più franca, ventilata, pittoresca, se pur 24. - Plaosn ibliotecaGino Bianco
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