Pègaso - anno IV - n. 3 - marzo 1932
Edgar Wallace 3H3 cun,o .s'aì'ri,schiava a trovare in Edgar Wallace doti e attitudini shake– speariane .... Egli, molto modestamente, rifuggiva dal riconoscers1 benemerenze che andassero oltre quelle dell'indefesso lavoratore e del novellatore ap– passionato. Solo ammetteva di aver contribuito a fornire ad una uma– nità sofferente, preoccupata, annoiata, abbondanza di diversivi e di con– solazioni smemoranti. Aveva tolto una moltitudine, sì gente a milioni a milioni, dalla cerchia ristretta e afosa delle loro abitudini e delle loro pene quotidiane, dando loro, almeno per un'ora ogni giorno, la possibilità di viv•ere nel romanzo, dentro un altro cerchio, il « cerchio rosso» delle ,sue avventure; aveva dato loro l'emozione e il sogno che non avrebbero altrimenti potuto avere, il· brivido c4e non li avrebbe mai altrimenti percorsi. E non credeva di poter menar vanto se non di questo: d'aver fatto, cosi, opera umanitaria, secondo le sue possibilità. Lo rallegrava il fatto che regnanti, primi ministri, aiti prelati ed alti magi,strati e professori univer,sitari ricercassero nelle sue pagine un'ora di svago e d'oblio, ma nulla lo rendeva più soddisfatto del sapere che \ma inchiesta aveva dimostrato, con 1~ cifre, come i suoi libri fossero i p; ù letti negli ospedali e nelle case di cura. Era stato dunque, anche lui, a modo ,suo, un medico delle anime, un lenitore di tormenti, e que– sta era la sua ricompensa migliore. Wallace opinò una volta, del resto, di aver potuto raggiungere il culmine del successo serv,endo di ,salutare diversivo e ristoro in un mo– mento di emergenza pubblica, al tempo dello sciopero generale famoso; nel maggio del 1926. Wallace aveva potuto mettere in scena il suo. dramma poliziesco The Ringer proprio alla vigilia dello sciopero e, quando questo scoppiò, ,si sentì colpito come ,da una sciagura personaJe. Lo seiopero avrebbe certo ammazzato il dramma, che era un,o di quelli a cui teneva e che aveva potuto finalmente inscenare con ,sua soddisfa– zione. Avrebbe potuto invitare a teatro gli amici collo stesso avverti– mento dato da Tristan Bernard, una volta: « Venite armati perché il Juogo è deserto>>. Avvenne invece tutto il contrario. Per sfuggire al supplizio dello sciopero e dimenticarne l'incubo, il pubblico· andò al teatro in folla, il trionfo di Wallace drammaturgo si affermò continua– tivo e da quei giorni la fama del romanziere e del drammaturgo risultò incrollabile e universaie. Wallace aveva.meritato bene della patria! Il trionfo non gli tolse nulla della sua umanità cordiale e generosa, la ricchezza non lo fece avaro con chi aveva bisogno e con chi, di na– scosto od apertamente, ricorreva à lui, come le sue principesche frequen– tazioni non lo distolsero dai vecchi amici giornalisti, dai poveri di cui a più riprese aveva elogiato la dirittura, il sacrificio, la parsimonia e la laboriosità. Tuttavia, -per qualcuno, la sua vista era temibile. Una signora americana mi raccontò un giorno di !'l;Sserfuggita a pr,ecipizio da un salotto dove le avevano presentato Edgar Wallace. Il suo aspetto prelatizio e patriarcale doveva na,scondere qualche insidia sottile, era impossibile che Edgar Wallace non fosse un delinquente pericoloso. Non si sa mar.... Non dava tanta noia o timore, a certuni, il suo passato plebeo, i suoi volgari colloquialismi, il suo istinto degli affari, quant-0 la sua inguaribile dimestichezza col ladri, i bari, le spie, la· sua cono- ibliotecaGino Bianco
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