Pègaso - anno IV - n. 3 - marzo 1932
Ricordo di Pietro Mastri e v'aspettano la morte - la morte, quella infinita! - con terrore : che altre porte schiuda lor, forse, altra vita, Ohi giudica i vivi e i morti. 359 (Non conosco poeta og·gi che abbia cosi fonti accenti.cristiani come que– sti ed altri del Mastri). E c'è un canto che pur riassumendo in sé il tono morale del libro, va appena più in là, se ne staoca, come una rosa nera., « La canzone ermetica )) . « Oh sta,sera questa angoscia che ho nel cuore ! )); e l'angoscia prende un volto; è la do:r;inaamata e morta (la donna d'altri il peccato) che ricompare al poeta dalla morte. A lei che tace, con pa: role basse, quasi un alitar d'anima, egli dice la sua pena, il rimorso la vita che ora gli si è rinnovata, si, ma, non tanto che quel peocato (e q~el– l'amore) non sia. ancora in lui: Ohe vuoi ? che vuoi ? C'è la morte ora tra noi, tra noi e il nostro peccato : c'è.Dio che volle cosi.. .. Ma tu mi guardi e piangi ; e non parli; e solo piangi quel tuo pianto interminato .... Ah ! vuoi dirmi.. .. ma dillo! non tremo .... che cammina, cammina, cammina, anche l'ora mia si avvicina; che mi aspetti a un convegno supremo che non tutto - NON TUTTO! - fini.. .. La « Canzone ermetica » sta a sé nell'opera del Mastri e starebbe a sé nell'opera di ogni altro poeta; è di quelle pericolose ;poesie che restano quasi fuori dell'arte, e non ,sai bene ,se prima o dopo; se anc6ra troppo . umane o già esoteriche. Ma piace che un poeta ne abbia una, nell'opera sua; come in un affresco di giovani donne, .quella voltata al muro o chiusa nel velo. Il nucleo lirico del libro resta altrove; sta tra quel rimpianto.della poesia, della fede perdute e il saluto del ritorno; va dall' « Isola della viva morte>> a « Espe:ro » che chiude il volume, la ,stella solitaria cui il poeta guarda come al simbolo della speranza : e par che il tuo nome: «Spero»! E se davvero la poesia più moderna tende a riassumere larghi travagli di vita in ,schemi brevi e simbolici; e a cantare, più che nei sensi, nel senso (nella_,;ua logica più dol,ente) dell'uomo, a questa ·poesia il povero Mastri ha lasciato più d'una voce. Il « poverO"» Mastri! Noi non sappiamo anc6ra, e stenteremo sempre a dire cosi. Non ci pare vero che una polmonite l'abbia portato via in dieci giorni; tanta forza c'era anc6ra in quei suoi oochi chiari, tanto vigore nella ,strenua umiltà della sua vita. Ci lascia un fascicolo di Ultvnvi cwnti, e un poema compiuto a,ppena, Il vecchio capitan di tartana. PIE"J.'RO PANCRAZI. BibliotecaGino Bianco
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