Pègaso - anno IV - n. 3 - marzo 1932

356 P. Pancrazi sasso, un ramo rotti a quel punto ti sembran nuovi. ... Ma il pascolismo del Mastri è quasi tutto qui. Più sensibile sempre dove il poeta resta più idillico; ne «L'albero e-l'aquilone)), I1e «L'anima del grano)), in « Neve di marzo))' che so'no poi le poesie più note dell' Ar.cobaleno. . Ma nel Mastri non avviene mai il miracolo pascoliano delle Myrioae; dove canta da sola la natura quasi contenta e pa,ga di -sé. Negli spetta– eoli naturali questo poeta cerca sempre, e spesso troppo ,scopertamente e di proposito e subito, l'allegoria e l'a,pologo dell'uomo; non lascia mai che le cose sian. sole. E non credo in ogni modo eh.e il Mastri idillico sia il migliore o il più vero ; il suo filone più fondo (quello che -dopo vent'anni lo porterà alla nuova poesia), .fin dal principio mi pare un altro. In quel cruccio, in quell'ombra, in quel peso umano, lì il poeta è più veramente· lui. Nel Mastri ,si nasconde qualcosa della serietà mo– rale e della tristezza dei buoni veristi: la bella d'erbe famiglia e cl'ani– mali, è uno scenario, ma il lavoro pesa, l'uomo soffre, la sorte è cieca. Questa è la morale amara che resta in fondo al naturalismo del Mastri; quasi un peso cristiano ma senza luce. Leggete in Arcobaleno la « No– nagenaria))' la contadina vecchia che ,si nutre di terra (pare trovata in una pagina di Maupassant); e nello stesso libro « La ruta))' « La rosa nera», « Il vasellaio », « La festa dell'ulivo», « L'acqua e le ~elle», poesie tutte nate dalla vena nera del Mastri. Nel breve volume che segui, Lo specchio e la falce (più tardi il Mastri doveva dirlo appunto il suo « libro nero>>)quella vena più ,si scopre. Ecco « Il cuculio >> che irride alla sorte dell'uomo, « Il verme>> che simboleggia in terra l'Oscuro Po– tere .... Stridenti e non belle poesie, ma da ricordare a quelli che riducono il primo Mastri tutto in pascoliano e in idillico. Di ispirazione non lon– tana, ma poesie assai più felici (e fol'.se le meglio del libretto) sono « L'albero insonne>> e « Il giumento bendato >> : Uomo, ti vedo simile al giumento che tutto il dì gira la greve mola e, nella notte senza firmamento che gl'incombe sugli occhi, ha questa sola mira dinanzi : andar placido e lento E quando stanco del carnmin percorso, rivede la sua stalla . . . . . egli non sa che tutto il suo viaggio -si racchiude in un ci,rcolo, il cui raggio breve è la stanga onde gli duole il dorso. Un uomo serio com'era il Mastri non se.rive versi così senza molto sof– frirne. Infatti dal 1907, l'anno de Lo specohio e la fal.ce · fino al 1920 il Mastri non pubblicò poesie. ' ' III. Le ragioni di quel silenzio egli ce le disse prima, in una nota in prosa : - O brava_gente, vo_J.ete sapere perché ho taciuto? Perché non avevo più nulla da dir.e. l'!J chiaro? Veramente: perché m'ero convinto che nulla meritasse più la fatica d'esser detto. Ma l'una cosa vale l'altra. _ E BibliotecaGino Bianco

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