Pègaso - anno IV - n. 3 - marzo 1932

334 Utina.m mente comprendere la mentalità dell'alunno, e anche essi non .sem– pre esamineranno bene perché anche essi sbaglieranno quando per mancanza di tempo o per altre circostanze sono costretti ad esa– minare in fretta. L'unità dell'esame non è una matematica unità, 'ma è il frutto della reciproca comprensione tra l'esaminatore e il candid'ato e nessuna norma generale per quanto buona e precisa riuscirà mai ad imporla se mancano quei fattori ai quali noi ab– biamo francamente accennato. Del resto, il Ministro Giuliano ha riconosciuto opportuna,mente che delle pagelle dei candidati in– terni si deve tener debito conto appunto per evitare quegli errori che la natura degli esami di Stato più volte ha provocati. Cono– scere in pochi minuti un giovane non è possibile, non è umanamente possibile a nessuno. Si dirà, ed è ottimo argomento a sua difesa, che con l'esame· di Stato si ottiene un'unità che altrimenti non si raggiungerebbe mai, giacché gli alunni maturandi di tutti gli istituti d'Italia sono messi tutti nella stessa condizione di essere esaminati da pro– fessori nuovi. Ma l'unità è apparente: nella rea,ltà si riduce a poca cosa, perché ci sono Commissioni facili e Commissioni diffi– cili, e agli studenti di Cava d~i Tirreni può toccare di essere esa– minati da una Commissione molto più severa dì quella che esamina gli studenti di Cuneo. Unità ci sarebbe nel caso che gli studenti .di tutti gli istituti d'Italia fossero esaminati dalla stessa Commis– sione, ed è, perciò, impossibile, a rigore, parlare di unità. Unitaria la Commissione non è, né negli esami né negli scrutini, poiché fatalmente si è caduti in contradizioni con le norme che nella Riforma sono proclamate come toccasana. Anzitutto la stessa, Riforma stabilisce che dlue siano le sessioni di esame, l'estiva e l'autunnale, e permette perciò di rimandare all'autunnale i can– didati caduti in non più di due materie nell'estiva. Il candidato !'> perciò diviso in due candidati e almeno lui « idealisticamente )) non è più uno: ma non solo il candid'ato perde la sua unità, bensì a~– che l'esame e anche la Commissione. Si dirà che prima della Ri– forma si verificàva lo stesso inconveniente. D'accordo, ma appunto perciò non si parlava di unità e ci si rassegnava a fare di necessità virt11 e a rimecl'iare ai possibili inconvenienti preoccupando:;i HO· prattutto della preparazione degli insegnanti. M·a l'esame di Stato ha un difetto sostanziale più grave di tutti gli altri fin qui esaminati, che sono semplicemente pedago– gici. Si è cercato di mettere sullo stesso piano candidati esterni edi interni, gli istituti regi ed i privati, per affermare una libertà d'insegnamento che non credo sia giusto promuovere. A qualcuno, anzi, l'esame di Stato è sembrato un'ottima passerella per ottenere un giorno che, abolito l'esame di Stato, le, scuole private diano anch'esse quei titoli cli studio che oggi si conseguono solo negli BibliotecaGino Bianco

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