Pègaso - anno IV - n. 2 - febbraio 1932

. ' 143 E. De Michelis rata, per lui anc61ra,pietos~,. sapeva, che egli no'n, avrebbe mosso nn dito per, trattenerla. " , . . . Uscì anche Dario, più ta,.rdi; era incerto, \rreqaiet~; ~<;m1a111 ~ra N3\tale la sera stessa Si sarebbe messo in treno per. andàre a passare coÌ figlio .la s~a licenza, doveva anc()ra è<s>mperargli i dol11L ,: Jnegozii erano col~i di luce, di giocattoli sfavillanti e festosi; t~t_t~ . · .·. 1:inmondo di ansie, di attesa, di lue;cicante gioia, un moiJ.':ll<il!o a e11l! gli!. _altri anni era pa.ssàto, accanto s~nza accor.gersene, .si rive1&va a ·",·,. 1 ·Dar.io perehé anch'egli lo vedeva, quest'anno_ con· gli oee~i cli llllill. 1 :~ . bambino suo. Qualche cosa di comunkativo e 'di ihvadente c'era· :nellà fretta delle-persone, talmente era èhiaro_ciò per cui si ~ffre·tta;- v.a,no e che tutti st affrettavano~ per la stes~a co1:3a.Sc<tgliend~ i gio~attoU, il timbro della' voce del suo bambino, g'li sonava' alle orecchie : H Nino, chi è il , babbo ? )). <<Sei te)).· Di nuo;vo. avreblb!: sentito la carezza delle lievi mal.li sopra la fà.ccia. E mentre metteva tutfa l'anima su'.a nei soav i pensi eri~ era· come se facesse a,ppositru p,er -dimenticarne un altro. , - . In treno trovò facilmente pos~o, pochi viaggfano la :notte di Natale ; poté anche stendere le gambe, desiderava dormire .. Non lo spettacolo dei negozii, della gente che si affrettava a casa, degli i't:1.– verosimili pace;hi che ognuno portava con sé; J)11.a come' 1o sfavilllo · festoso di tutto questo gli rimaneva dietro ,le palpebre chiuse; e nelÌ;anima sua Pimagine dèl suo bambino, che era, in.sieme u:roi'alliti;a jmagine cara, m.a spoglia del disordinato dolore da cui era stata ac~ompagnata in lui così lungo tempo. Come un'i,magine e:varrè– scente i n un 'acqua chiara: ma la follia di ciò che era, staito l'esaspe– ra,zione d.el suo· sentiment9 per lei se ne. era andata; ~ra potevi accoglie rne il sorriso tenue, simile proprio al sorriso che ella avw~:ar avuto : simile, non però quello, ridotto alla sua essenza più ripo·~ sata. e umile. << Occupo in t~ tanto poco posto ! , Ma tu :non. dievi pensare che io ne abbia rammarico)). Così dentro l'anima sua con 1a vocé del 'SUO bambino, gli parlava .Adai; e Dario non si .rne*-:tli", ' vigliava, come' se da lun,go. tempo, da s~1!1-pre, ella avesse parlifo cqsìì.i:ri,lui. u.n'altra cosa -invece lo 'me_ravigliava: clil.e fa vita che • egli tu ttavia aveva dav:anti gli fosse apparsa desolata e vuota dt ,, se:nso, e.on l'ostinata disperàzione .d'i trovaria -tale; vuota' à.fsen:~o · potev;a in v erità essere,. ma ciò che' gli pàre-va assurdo era aved@ ce.reato, essersi dimenticato perciò di ac.consentìrè- alla vita di . ogn\su? ~iO'I'ilo,8:i PÌ.CfOH, dov~ri, ~Ile: piccole gi,o,ie, 31,. t~M9o e!i!@ 'I . che e piccolo. ma m definitiva poi si assomma in tutta la vita,. << Oh~ c0sai 0erc;;avi?.Per chè cosa ti. ,tor:inentaiv~_ eÌfu!e non tL fosse '' ac,canto ,?. Oorre-~·iclietro,,a..parole, e intantò volta:vì le spal1~. aB~ cose cl!J!e qU!~Ue parole esprimono)). Allo,ra: c3;pì.c1!l!e d3! quaail!d/0 A:n-', . . gela era usmta dalla, sua stanza, egli in verità non ave;va fatto .ailtr,o , che. pensai:vea}l~i: forse anche non à lei, ma alla propria situa-

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