Pègaso - anno IV - n. 2 - febbraio 1932
Due anni 147 avrebbe fatto l'una o l'altra cosa. Allora, con l'estraneità di uno specchio, guardava la forma dei mobili nella stanzà, o fuori della :finestra passare una nuvola, un'ala, trascolorare il giorno; ognuna di queste cose era staccata da lui, non già le guardava perché se ne interessasse, ma perché avendo gli occhi aperti non poteva non vederle: come uno specchio riflette qualunque cosa gli si mette davanti. Scotendosi all'arrivo di Angela, si alzava, le andava in– contro, ritornava come un. uomo vivo che si interessa di vivere; se un'ombra tuttavia gli restava, era il peso di que~le ore, Ja certezza che sarebbero ritor:qate, non come uno stato d'animo fra altri stati d'animo, che va e viene e si dimentica, come la vera verità di lui: tutto il resto era un ingannare se.stesso fra l'uno e l'altro ritorno, - Mi aspettavi ? - chiedeva Angela _cercando di scrutarlo neg·li occhj,, - Ti aspettavo. Sei in ritardo, nìi pare. Rideva dentro di sé, tanto era chiaro l'effetto delle brevi parole a proposito di quel ritardo ; era facile ingannarla, perché desiderava soltanto di ~arsi ingannare. Dario la trattava così, come il gatto col topo ma senza farle davvero male; gli bastava il pensiero di comè le avrebbe fatto male se gli avesse letto dentro. E forse non era che ella non avrebbe potuto, forse chiudeva apposta gli occhi per non vedere. Un giorno (era ormai dicembre) venne con qualche· cosa da dirgli : un che di risoluto era in lei, che sùbito si fiaccava se egli la guardava· ii1terrogativamente. J<Jramolto eccitata, come chi ha pianto e rivive le ragioni del suo pianto nel punto di farsene con– solare. Non tanto ella disse, quanto Dario capì, che era incinta; sapeva già in fondo all'anima, sua che, non soltanto il fidanzato, ma anche l'amante ora l'avrebbero abbandonata. E non chiedeva niente, era disperata e sola e piena di una forza-convulsa nell'im– possibilità di agire in nessun modo per aUontanare o ·attenuare la sua disgrazia. Solo adesso sapeva che la sua disgrazia era il suo peccato, e almeno di questo avrebbe voluto essere consolata da chi gliel'aveva fatto compiere. Dario la guardava, ma ella non era certa che guardasse davvero lei o qualche cosa lì accanto; era spie– tato e crudele, non perché facesse niente per esserlo, soltanto perché nessun impulso di amore o di insofferenza era in lui· riguardo a ciò che poteva passare nell'animo dell'amante. - È così, sono incinta,, - ripeté Angela. - Non mi dici niente? Non temere che sia venuta per chiederti niente. -- Sei proprio sicura che sono io il padre? - disse Dario. Non c'era punta di ironia nella sua voce, ma quasi una stan– chezza inerte; pareva che dicesse questo non tanto per scaricarsi di ogni responsabilità di fronte alla donna, ma proprio come se questo dubbio potesse esister·e in lui. Angela chinò il capo, se ne andò a lenti passi senza dire addio; con una lucidità, per sé dispe- ibliotecaGino Bianco
Made with FlippingBook
RkJQdWJsaXNoZXIy