Pègaso - anno IV - n. 2 - febbraio 1932

'I ,·,,.. ' r 14'4 E. De MicheHs siero-'che. domàtti:ìta sarebbe dovuto partire un''altra, voUa, q1Jtal\l0!0 'ia sera il bambinÒ voleva essere messo a le~to da lui; le scairpette, ie cal~ettine, ,a uno a, uno ogni b :idu:m.entoche le pi.cco1epr~porzio~i facevano meravigliosi e soavi· c ome le tenui m embra che ne erano yestite, tutto questo passava per te sue mani come se egli toccasse le eose più tènere_e dimenticate della sua propria vità. E il dover 1ripartire, .ora cp.e l'anima sua si era aggrappata di nuovo a qualcb.e dolcezza, diventava ogni volta più pesante. , ,... , :8imase ad Anco:o.a il tempo necessario per :;i,ffezionarsi in que– s,tò modo, al. :figlio; poi un altro trasferimeRto lo destinò di nuovo alla Spezia. Scrisse .e fece scrivere al· 1 Ministero· per ottenere u:n contrordine, ma la risposta si faceva attendere, dové raggiungere , -intanto la nuova sede: «ecco)), ama~amenté pensava, « tutto mi si accanisce contro; mai, rriai, mai che una cosa ..mi sia andata per il verso buorio >>. Riscrtss/3; gli fu risposto èhe il' suo trasferimento-· - era legato. a· troppi altri,. per ora non potevano fare niente P\'\I' accontentarlo. Subito il disappunto gli si incattivì dentro : nel .pensiero di quanto er8! solo e· sperduto si chiudeva aprpos:ta . pé't' ·farsi male, era l'unico pensiero che gli piacesse. <<Non,ho avuto mai niente, non ho avuto •se non pena e ,disp~razione da t;u,tto quanto; ogni ,volta di-più, quando m'ero illuso di più. Dovre.i smet– tere anche il pensiei'.o de}. mio bambino, allora sarei sicuro' e in pace >Y. Ma, d~l suo bambino non riusciva a d~menticarsi; mentrre, se:µza un perché .al mondo, eg,li si trascinava qui, il suo bambino cresceva, diventava diverso, ogni giorno empiva la picoola anima di , cose a Cl}i egli restava estraneo. Le lettere•',dì Laura, per qu:aflto pfene di particolari,· non gli davano .alcun senso di vicinanza ; non· ne poteva 1 accusare Laura: di qualunque cosa gli fa~esse dolore Don· ne poteva accusare nessuno, se non la situazione delle cose. In queste condizioni di spirito si incontrò un giorno oori Ath ·. gel!,t, la fida:nzata di Tozz'i. Second'o la moda della, prfmav,era iri'.ol- . tr;Ì,ta, vestiva, un ·abito leggero, seni.a maniche, che le disègna~~ il - · bel .9orpo; camminava in fretta e pure conie chi nQp ha i pèi1tsieri diretti in un punto solo:; forse, poiché già scuriva, era aspettata per il pranzo a casa Sl;lao a casa di Tozzi. Riconoscendo Dari0 si.il , fer:mò e sorrise, con;ie quaùdo non préparati ci ~itroviamo :davan ti una persona a cui, forse adesso no, ma spesso nei giorl\li scorrsi ab-- biaroo, pensato; l'espression_e di ,un interessameooto. pieto,so e 'affet- tuoso le riaffioil'ònegli occhi.. . , - Tenente, arla Spezia ? Non ce l'ha, fatto sapere.~·: , ' ,. ·. Non era un rimprovero di complimento .e nemmeno scherzoso · le stesse parole in vano consolatrici'. di quella -Jl)rirnaserai eran,o ·:i!nÌei la: stessa pe~a e volontà dli aiutarlo in qualche m.odo a s,opporiar~ · ciò'. che nella vita di lui intuiva difficile e, :wesante. <f~erelfu.é m:i ' ;sfugge?)), .dioeva çòn gli occhi divenuti penetranti,~ tristi: ·« Ho .· Bit:JJioteca. Gino Bìancò. <;. , ... ·.• .· ' ,_ '

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