Pègaso - anno IV - n. 2 - febbraio 1932
Due anni' ~, sapeste come le cose si svòlgono in verità più semplici di come le , imaginate voi!)), avrèbbe voluto dir loro ; « Se sapeste come tutto è ftni~o, non s,oltanto la mia felicità, ma per fortuna anche il mio dolore)). E-nello stesso tenipo.s·entiva quanto c'era di doloroso nel fatto che anche il suo dolore fosse finito. · · V. Fu durante quell'inverno che, trasferito ad Ancona, Dario ebbe occasione di-'recarsi spesso a casa, siia: sulle prime, soltanto per riempfre in· qnàlche modo il vuoto .delle domeniche, ih séguit<> perché aélesso si -era affozionàto ·al· figlio. L'aveva lasciato nient"àl– tro che un pezzetto di carne; 10 ritrovò vispo e ridente nel cin– guettìo delle- prime parole, sgambettando _già i primi' passi. Sa– peva che egli era ii babbo; si divJrtiva a dire babbo agitando, anche qli:l')indoera costretto _nel seggiolone alt_o, le gambette, le mani; _soprattutto -Dario sentiva di amarlo alle carezze che lè _spffici,ine~ sperte manine gli tentavano sulla faccia glabra. Per lui lò amava, non perché era tutto ciò che gli era rimasto del suo ·pas_sato; tut– tavia, sènza che· si indugiasse mai a pensarlo,, lo amava anche pérclil!éera il :tiglio slio e di Ada; il ric~r'do di lei gU poteva ritor• :mare ad'esso, malinconico forse, non però amaro. Come un'imagine evanescente in un'acqua chiara,. il visetto puerile, l;:i,forma e il colore degli o cchi, una-certa piega risentita fra il naso e la bocc~, · - richiamavano' ù.ri po' alla -memoria qualch~ cosa di Ada., - Di' su., Nino. ·Ohi è il babbo?' . - Sei te. - E la mamma, dov'è J Restava un· momenj;o incanta.to ,, accennando -iri ·alto col dito come gli aiveva insegnato l a -zia Lori ·-(éo~ egli chiamava Laura); ' aveva un'.aria pFeoccupata e grave come se' avesse già afferrato uFi'altra volta il senso dCquelle domande, di. quelle parole, É ben/ c'lilé sapesse che il bambino non poteva averne tristezza,. ma tut– t'al più uno sforzo attento_ e inadeguato di capire, Dario si diceva che non ~ra bene parlargli troppo spesso della. mamma morta, si pentiva di averlo fatto. Àlfora lo facev;:i,saltàre' sulle ginocchia al :rtitiJ!llli@ Wl!Oilil,Otono e .caro deHe tiritere .che tornavano a gall:;1,nella sua mèmoria dia quando erano state cantate a lui; tenendosi a lui per le mani il bambino si rovesciava indietro; non temendo il pe– ricolo perché daya le mani al babbo. O anche piaceva a Da'l'io prèn– derse1o a cavalciòni sul collo e portarlo di corsa in giro intorno alla stanza, fir.agli strilli. di gioia del bambino e gli inviti alla prudenza cb:e 1a so~ella gli moveva restando tutto il' tempo in ainsia_e n©n pe:rslil'asa. Più dolce tuttavia di ogni cosa, se non fosse stato ìl _pen- tbtiò~ Gino-Bianco , .. ~ . ./ . ' - <· ,
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