Pègaso - anno IV - n. 2 - febbraio 1932

, ' I V,· a:roTT'I 1 firiche e iitilli 249 Vm?iLrn 6-IO'N'I, Liriche ,{1_ idflU. - Sola~a, Firenze, 1931. L. 8.. Un. giudizio che ho ililtes(;)ripetere soven.te ·s·u:Giotti, intendo dai po– chissimi che ne conoscono 1'0pera, è ch'egli sia riu scito p oeta troppo italiaRo n.ei versi dialettali e tr@ppo dialettalt1 neii su.oi versi it:;llliani. ,, ç@me i B itl!i tt:i! i. giudizi sbagliati, anche iR qaesto c' è ina particella, di verità. Infatti il Giotti dei versi tr-iesti:0.i, - il Piccolo Oanzonf,ere del rn12 e i Caprizzi Oanzonete e SNrie del '28, - beMh:é abbia diritto a lilli).O dei p,rimi posti tra i nostri lirici dialettali, è artista troppo a,risto- ' · éll'rutiè@ @erché gli' si possa chiedere di- essere un limpido ,s,pecchio della s'll'a dttà: Ai poeti dialettali si chiede da gran tempo di, esse11e,almeno per quakhe parte, storici e giudici del' costume; confessori di verità o :lil,agellatori di ipoci'isie; si chiede, in altre parole, uno spirito vigoro~ sa:mi(Mili'te e santamente plebeo eh.e lilel Giòtti non ,si .ritrova. M.a si ,di• mentici troppn spesso che ogni regola ha le sue' eccezioni, ogni a;bitudine le sue infrazhmi; e Giotti è una di queste,. Elegi~c.o c@mmosso, egli ha tvovato .9-atempo ne, dialetto natio quello strumento q_uttile che nella l~!Iil:gl!ra :madre gli «½-soventemaRcato. Ed ,è inteso che non troverem@ nei s<Nòi l dilli di oggi, ness 1mo d i quegl'improvvisi indimenticabili che ral~ legravano le pagine dei su.oi Oap-rizzi. Ricordate ? (Ahimè, la domanda suolila ql!la,siirò:Thica~ : Dei purziteri ne le vetrine, xe verduline le ulive za; gbe xe le rengfu_'e bele de arzento, e sùmà un vento indiavolà: ' cati'vo inverno ècote qua ! ., Iin Liriche', e idilli -c'è un Giotti 1m poco diverso. C'è, ·diciamo _così, il Giotti FioreNtililo; 1'1.:1,omo che .ha passato in T0scail.à, alcuni degli l\,nDi uiigliori della S11avita, il poeta iNsoddisfatt& che ha saputo un giorno r@mpere la cerchia del vooèhio orizzont!;l e ha saputo scoprire, in un'av– v,eliltlilllafastagio!li1edella p;ropria gioviJiezza,·-Ia, sua patria maggiore, la· srwa Italia. (Glie n'è rimasto il :desiill:eriodi l!lna 'vita.e cli un'-arte · di poche linee larghe ,e certe, c@me paesaggio italiane ....). ,· E se là lira maggiore gli è s·tata più ostile, più dura, gli ha and1e, in un cert.o senso, impedito di aoba-ndonarsi alle seduzioni ciel cantabile e gli iha permesso di esprimere lil.Iila parte di sé che nella lirica dialettale, pià e0~0Fii:rta, mossa e descrittiva rischiava tafora .di andare perduta; q,u.erlaIJi)artedi m_anin t he stre et, di uomo qua1u.nqitle, direi qlilasi di po– verÒ diavolo, che in lui toé.ca accenti di umana e stoica veri,tà. Certa n,essu.'.lil'alltra po6sia, a re stare tr a i poeti degni del nome, è tant@ umiliata; .. _, teca. Gino Bjanço . I

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