Pègaso - anno IV - n. 2 - febbraio 1932

Lucia ',,219 . (' iID~ai Ù!H: ID:liLCliJ!hl@ aNgosd())SO, e. ritQrnava sempre più .spesso, é C@l!l <ij::mieHo la e@scile:t1zai ®erla· sua coipevo1ee:za. Perché non poteva re- sfaJF,eeosi,, S@illa COiJii la S'lllacreatura? Perché doveva dividerla con :<Jl:ilita'llietlillmo ? SarvelobealilJdata a soffrire, laggiù. Poi venivano i rimor.si . Far~a cresceTe .semza, padre,' senZ/'I;nome, la sua creaturina? E di .Vincei1itz0, se Jil!edimen:ttieava, digià? ., 't ', Le l'leifubiesi iesvaivalil!b ;tardi, ora, im:pigliandosi nei castagneti in-· giai]!~ti', imveeeilil.i!ati da,Hlàlido. Poi si guastò. il tempo. Sullo sci– :ii'06c0. eaM@ e matsano venivano ler burrasche a azzuffarsi con F-aria , di~ se:t\itemtriÌi0ne. Si stava dietro ai vetri a sentirsi assalire dalle wa;;lffiieilii!e itrugHeili1tii deUà pioggia, a gu~rd~l'e i cavallonJ m9ntanti d~lle . iJilililfV@llilil ;v;eroìir s:til,Sf!anders!i,. avvolgere, nascondene il mondo. I venti ·sm aivveJlil'ta,vailJto ' @r'lll'lJslntosi alle p.endiei, si a<,;c1unmlàv:ano · 1rnrPbin0s,i .aweii :Jì'©Wl!©ii. iJ?a,;veva dà un· momento alf: altr0 che una ve:ritata, quest'a~– iica,, d,(l\V1esse p@Ttm,rvia" la casa, quei quatt110 sassi f'lCOlil.l!li@ssi; l'u:n,o sitilllllli'aiUrtil. ;L,a ino1lte, qt1a:ndo i vetri tinnivano al vento eh:@ s'aò.den– t\irrai~a iJil!eUè g@ie com.e per ritentare l'irnpres_a ,continuamente fallita, Mia:r.li !a si_ sgo[lj)jlle!Ilfava, da~anti aU'angoseia d1 vivere, a:l disprezzo dieHa s1wai tFe'àtlil'ra, lill'l gior]W; e chiamava Vincenzo, che le mettesse il SiW'@ btraeeiio a,Ua vita, il suo braccio forte, per non sentirsi. mam- . ear.e, pe!lilcifu.é illèi · era uma donna e era debole e sola. · X. JLe [i)aJ.1evaeTu.edovessero gua,rdare nene, sué lett~Te, ·lag:giàr cilil;e .llia.d@vesse71:'@.sc@p,rwe a seriverg'.lj. di quell~ idee, .di quei vaglir.i J,)il?(l)geitti, Lai mamr~ai p.@rò d?i· qu.alehe tempo ne parlava seililpil'e !filliiill! S{l@sso,e for>s@ ~r:a per qu~to che lei si stupiva di mon 'tl'o– vair[ile traaeià ·ne~le lettere di Vincenzo, c0rne se (lgli àves~e dov11to si@i!i1trnde. "" , ' - Qna111!@!@ vai: la;ggià .... ~ diceva la mamma usctmdo da fi]_liJ!a]cbie militiJil!g;o iHe1JJJi:i@ !ne~q11:itlepaireva si foss(l assopita. ·. Jlrle,r 'iiJilil'es•t@ ;forse :neslil'e1@·ttere suonava110 cosi reticenti; -del re- · 1Srt@ ,@rmIDi !lil!O!lil! :wadawa niemiEl'll@n più di pT_ògetti di ritorrio, ;vincenzo. Padai;v,a €11elllia .bambhrn, mandava denari perché lè coìm1piraisse~0 g:liLes!t@ · 0 (fllil!le1io, cthe leii se ne era· semtita_ cosiì orgogliosa le pil'iime. volte, e la maJil'il'ma; metteva i vaglia nel cassettone, fra le sue giroiie . .- ijlil!esti li toccherai qu:ando ne avrai il diritto. A lei era pars@ di fare un torto a Vincen:zò a non spel')icl'erlie0me .~0~e'Va ]lil:i; e qu.amd!@ aveva capito quel ché voleva di:re la mamtEaai 1 , i:rn:v;e0e, di verg@gilil,arsi, si era sentita salire il sangue àl viso da~]o sdeg,1il!@. Milìli Jili@TJ. •S'Ì! poteva inquieta,:ce con la mamma; era tr@Jil[E)O <ilieli)<ilme. Qlll,é~l'ott©·f>ill'e fion era più. potuta Y~nire al castagneto; 1w0n. ibliotec.a Gìpg .Siéinço r, . I ·•

RkJQdWJsaXNoZXIy