Pègaso - anno IV - n. 1 - gennaio 1932
G. Stuparich sul cuore come un sasso violento lanciato contro la suQerficie d'un'acqua tranquUla. Da un folto, a poca distanza da loro, dietro una roccia coperta d'edera e di muschio, si rizzò in piedi una figura femminile. Anche i due fancinlli volsero un momento la testa, mar per nulla incuriositi, ripresero tosto a fare i loro mazzi. Lina in– vece non pqteva staccare lo sguardo di là. Quella :figura di donna, coi capelli incendiati da uno sprazzo obliquo di sole, col braccio nudo, teso e puntato contro il tronco rugoso d'una quercia, quella figura, fatta più alta e regale dal baldacchino di foglie dorate che le -stava di .sopra, pareva a Lina come l'incarnazione del suo contrario, di quello che lei non avrebbe potuto mai essere. Nello scoppio della , prima risata, che continuava a riprese minute e a cascate rumoroser ella aveva inteso vibrare tutta l'esséllza. di quella donna: ,;;oltanto agli opposti succede qualche Yolta di. riYela.rsi così di colpo e inte– ramente. Gelide e limpide, dall'alto, cascavano quelle risate, come gelido e limpido era tutto l'atteggiamento dominatore di colei. Lina aspettava e non poteva sbagliarsi: dopo un poco, una testa d'uomo CQID.parve poi lentamente un busto, con un movimento impacciato e confuso. Lina non distingueva bene la faccia dell'uomo che s'era levato in ginocchio accanto alla donna: macchie d'ombra e gli stessi capelli scomposti gliela nascondevano, ma ella intuiva che la faccia e tutto il corpo di colui non esprimevano se non una balbettante sottomissione di bimbo colpevole e pentito. L'uomo si rizzò in piedi, - le sue parole non giungevano fino a Lina, - e prese il braccio della donna; se ne andarono sotto gli alberi, evi– tando i tronchi. E anche quando sparvero alla vista, s'udivano an– c6ra di tanto in tanto gli zampilli sferzanti di quel riso femminile. Allora Lina, mentre continuava macchinalmente a mettere in– sieme i ciclami che Livio le porgeva, .si lasciò invadere dal ri– cordo, come quando per un piccolo urto esterno tutte le dighe della resistenza che avevamo contrapposto dentro di noi alla piena del dolore, si sfasciano : l'urto, per lei, era stato il riso di quella don:na. ·Quando lei, Lina,, in quella, domenica d'agosto cqsì lontana nel tempo e così presente invece nella sua anima, s'era alzata, con un ultimo spasimoso strappo era riuscita a risollevarsi e, dopo il tremendo naufragio, aveva sentito ·che la terra era anc6ra ferma sotto i suoi piedi, che il bosco anc6ra> le stava intorno e di sopra,. che il mondo esisteva anc6ra dopo il suo strazio se ella cercava dentro di sé il sentimento che aveva provato in queÌ punto, non tro– v~va s~ non una paura abissale, a cui avrebbe potuto dare espre-1- s10ne m un solo modo: con un lamento così orribile da far fug– gire la vita dai tronchi e dai sassi. (Oh, invece il riso di quella d I' ' onna .J. Anche presso a lei s'era rizzato Ùn uomo ma quando i suoi· . ' •Occhiavevan potuto vederlo,- non le era parso un uomo, ma una; mo- BibliotecaGino Bianco
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