Pègaso - anno IV - n. 1 - gennaio 1932

I ciolami di Banne 35 parivano luminosi tra il fogliame degli alberi, ma in realtà perché l'affanno dei ricordi, che non sapeva tener lontani dal suo cuore, le rendevano difficile la salita. Dà tutta la figura di Lina spirava l'aria dimessa di quei carat– -teri femminili, abbastanza comuni, che sono impastati d'umiltà e di tenacia : il destino li malmena e li sferza ed essi si sottomettono alle percosse, si rassegnano, ma non s'accasciano, ma dal di dentro gli oppongono la resistenza d'una fede, tanto più sicura, quanto più inespressa e indefinibile, come una qualità riposta ma fonda– mentale del loro stesso organismo psichico ; se poi tali donne sono madri, la loro difesa contro i colpi del destino acquista il tono eroico e trascendentale della lotta della natura per la continuazione della vita. Ma Lina, oltre queste doti comuni a molte donne, ne possedeva una sua, piuttosto rara: la grazia di poter perdonare: perdonare agli uomini che le avevano fatto del male, perdonare all'inesorabile sorte che calpesta i più deboli. Codesta dote dava all'espressione del suo viso un'armoniosa dolcezza: nulla di quella finta e stucchevole sdolcinatura che maschera molte volte, sul volto di certe donne, il vuoto o la perfidia delle loro anime. I suoi occhi rassegnati, un poco stanchi intorno alle palpebre, avevano dei ba– gliori d'intensa bontà quando si posavano sulle cose e sugli esseri della terra; quando poi erano assorti nella contemplazione di sen- - timenti o d'idee che le venivano dal di dentro, allora diventavano anche più belli : s'ingrandivano e s'illuminavano di lagrime e di sorrisi. Ma quanti uomini s'erano accorti della rara bellezza di quegli occhi? Lina era una di quelle creature che passano inosser– vate e che soltanto un gesto generoso dell'avara fortuna può clonare aJla comprerndone d'altre creature. Dei due uomini che le erano sostati accanto, il primo .... (oh, il primo la faceva piangere ora mute lagrime in mezzo al bosco, al ricordo di come era stato quando una domenica d'agosto della sua giovinezza ella saliva insieme con lui per quella stessa strada, per andare a cogliere i ciclamini di Banne) ; l'altro l'aveva sposata, rèsa madre di quei due figliuoli (e glien'era riconoscente come se le avesse dato la più grande felicità sulla terra), ma sùbito dopo l'aveva abbandonata. Nessuno dei due non s'era neppur accorto che sotto la sua timida impassi– bilità si nascondeva un'anima sensibile e dolorante. Renata pressava la madre a camminar più presto, perché al– trimenti tutti i ciclamini li avrebbero presi gli altri: c'era un tono d'imposizione e quasi un'aria di superiorità in codesta bambina di nove anni di fronte a sua madre. Livio si metteva nel mezzo della strada e stringendosi comicamente nella piccola persona e proce– dendo con dei passettini cauti cauti, diceva alla sorella: - Guarda come cammina la mamma! - e imitava, beffeggiandola, anche il suo modo di voltarsi indietro e di sospirare. Lina sentiva che neppure 81bllotecaGino Bianco

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