Pègaso - anno IV - n. 1 - gennaio 1932
Ulrico di Wilamowitz-Moellendorff 31 pero nella ,Marca Orientale, brutale e inal)ile. Suo fratello Hugo aveva, già da privato, mirato a una politica di conciliazione tra i Polaoohi e i Tedeschi di Posnania e ne aveva esposto i principii fon– damentali in un articolo del '77; aveva cercato di attuarla, quando fu nominato presidente superiore della provincia di Posen, una pro– vincia più grande di molti regni: non ebbe fortuna perché osteg– giato dall'una parte e dall'altra, per fanatismo nazionale. I due fratelli andavano, anche quanto ai Polacchi, d'accordo. Dov'è, in tutto ciò, il Krautj1-tnker? Tutto quello che può parere ostelbisch, è, secondo me, eredità fridericiana, anche l'intellettualismo e l'il– luminismo. Oppure: Ostelbier, sì, ma come furono nel XVIII, in un'età più tollerante di differenze nazionali e religiose, più cosmo– politica, Herder e Hamann e Kant, che non furono per altro no– bili proprietari di terre. E poi un Kra1djunker tipico non divienr professore, né si sposa con la figlia di uno che per i nobili tedeschi di Posnania non sarà stato mai altro che nn ma,estro cli scuola e un demagogo. E non posso neppure consentire che rassegnazione o disperazione abbiano .segnato della loro impronta la sua personalità dopo la sconfitta. Dal '18 in poi, e. nel '18 aveva settant'anni, è stata pub– blicata quasi la metà delle opere maggiori. E almeno alcune, almeno l'ultima mostrano ch'egli continuava a svolgersi. Ora ogni produ– zione scientifica ha per condizione un certo grado di serenità, e riverbera sul suo autore letizia: chi dispera, non è fecondo. Ma io ho riveduto anche dopo la guerra il Wilamowitz assai spesso, per quanto non a lungo. La prima volta nella sua villa in una tetm serata dell'autunno 1922. Era tempo d'inflazione, di acquartiera– menti forzati, di sicurezza:, pubblica scarsa; difficoltà economiche specialmente penose a chi era assuefatto all'agiatezza; l'abitazione affittata quasi tutta a figli di amici, richiesti per sfuggire ospiti meno desiderabili, che la dispettosità di municipi socialisti insediava con predilezione nelle case di persone fini e ritenute ostili. Era già quasi buio, ma non fu acceso il lume, perché bisognava risparmiare. Io sentii parlare il Wilamowitz, ma propria.mente non lo rividi. Quel giorno era molto depresso e ne aveva ben donde. Ma, quando venne a Firenze nel 1925 per la Fiera del Libro, egli aveva riacquistato la serenità consueta. A dir tutto, io credo ch'egli, molto sollecito delle sorti della piccola e della grande patria e assai intendente di po– litica, non fosse poi politico così appassionato come il Mommsen e gli altri della sua generazione, deposti dalla cattedra negli anni della reazione dopo il '48. I professori tedeschi modernissimi sono ancor più guardinghi o hanno anche meno interesse politico. Quei tre giorni fiorentini furono pieni d'incidenti buffi. Io chiudo volentieri con la narrazione di qualcuno di essi questo necrologio. Un necrologio è una biografia per iscorcio. composta in fretta sotto ibliotecaGino Bianco
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