Pègaso - anno IV - n. 1 - gennaio 1932
100 V. MONTI, Epistolario ziarlo degli schiaffi avuti sul viso, per Dio questa è viltà .... Arici nulla mi deve_: la sua presente condizione è stata opera de' suoi talenti. Ma s'egli voleva ~ur r~– cordarsi di qualche tratto della mia calda amicizia verso di lui: perc~é d_i~ent, 1 , care che alla sola d-ifesa dell'oltraggiato suo nome io aveva sacrificato il prn caro de' miei amici ? Intanto i nemici del Foscolo preparavano v-endette. Qui c'è la lettel'd del Lampredi al Monti sull'equivoco, che, non si sa come, il Foscolo aveva preso sul verso virgiliano ~< Ex hume~is medio~ coma dep_en?ebat in armos >>, ove egli aveva scambiato fianchi per armi. E tuttavia 1 dur poeti non sanno v,eramente sentirsi nemici. Sono memorabili le parole del Foscolo nella lettera al Monti, del 13 giugno 1810 : "' Non però credo avervi pagato o potervi pagare i beneficj e i consigli coi quali mi avete aiutato nelle mie sventure e ne' falli della mia gioventù. Ancora l'anno seguente erano in rapporti pacifici, se non cordiali: e il.Monti scriveva a Ferdinando Arrivabene, il 22 gennaio 1811: Gli è vero che io mi trovo in pace con Foscolo, ma non è vero eh~ l'amicizia siasi ripristinata nel piede di prima: Si.raffreddarono sempre più; ma nel '14 il Foscolo si proponeva di riavvicinarsi all'amico d'un tempo, indirizzapdogli una lettera pub– blica a proposito di un nuovo saggio di ver,sione del secondo libro dell'Iliade : ma quella edizione non apparve mai : e forse il- Monti ignorò l'intenzione del Foscolo, la cui lettera è restata solo in abbozzo. Poi gli amici furono divisi anche dalla lontananza, e dall'Ingl;lilterra il Foscolo inviò il famoso epigramma, al quale il Monti rispose coi quattro intem– peranti versi, aitrettanto famosi. Ma io direi che in fondo alla loro anima, e p.i là dalla tirannia delle- parole oltraggiose, il Monti e il Foscolo mai si sentirono nemici: la loro avversione fu più l'opera e i1 gusto dei mediocri letterati che erano alle lor costole : né questo è il primo esempio di inimicizie p•i ù apparenti che reali. . L'epistolario reca lettere assai cerimoniose del Manzoni che gievi– netto (quando si firmava Manzoni Beccaria), conobbe il Monti :-gli ri– mase fedele, pur nei dissensi letterari nati dal romanticismo e dalla mitologia, e che dopo morte scrisse i ,famosi versi nei -quali attribui va all'amico il cor di Dante e del ,suo Duca il canto. Negli ultimi anni della , sua vita, il Monti raccomandava al Manzoni il suo nome. Si può dire che tutti i letterati italiani del suo tempo passano in questo epistolario_: dal Leopardi al Capponi, dal Giordani al Niccoliui, e così vìa: e ci son le collere e gli amori sorti per cagion di Jettemti. · Intanto maturava la Proposta per l'emendazione del vocabolario della Crusca : _ene era uscito il manifesto. È memorabile la lettera che il Monti aveva diretto al Genera]e Saurau Governatore di Milano-,-. Il, Vocabolario, di cui la sapienza del Governo,' e diciam pure· tutta l'Italia de– sidera la riforma, è il grande Vocabolario della Oru.sca, da noi tenuto finora ~ome sacro e inviolabile codice della lingua. Or questo codice, dinanzi a cui tremano le superstiziose coscienze degli scritto'ri, è seminato di tante voci mal dichiarate~ sf BibliotecaGino Bianco
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