Pègaso - anno IV - n. 1 - gennaio 1932

V. MONTr, Epistola.rio 99 quel ohe sarisse) gli divenne amico, e cosi parecchi altri: il Foscolo, da amico, gli si fece avversario .. Molte cose nuove non si potevan trovare, qui, sui rapporti tra i.i }fonti e il Foscolo, che furono parecchie volte narrati. Le lettere che i poeti si scambiarono, al tempo della loro amicizia, trattandosi di per– sone che avevan, modo di vedersi e di parlarsi, sono abbastanza grame; né è meraviglia. ,Si rilegge il biglietto del gennaio 1807 al Foscolo, a proposito dei Sepolcri : Sotto l'occhio mi sono scappate fuori nella tua Elpistola molte cosette, che stimo doversi migliorare. È un capo d'opera, il quale non deve lasciare alcun morsQ alla critica. E :rìon solo ii Monti consigllava affettuosamente l'amico; ma an– dava recitando i Sepolcri e ne faceva ammirare lo splendore, come si rileva dall'epistolario del Foscolo. Circa le correzioni dal Monti per– suase, una lettera di Ugo, del 13 giugno 1810 ci apprende che furono accolte: e dispiace che non si sappia quali siano. Ma tre anni dopo avveniva la loro rottura per un mediocre incidente sul quale i soliti aizzatori che si dicono· amfci specularono con la solita leggerezza o coi soliti poco nobili interessi. Un secco biglietto di Vin– cenzo Monti al Foscolo, del 10 aprile 1810, dà, qui contezza del mutato umore: Ho letto, poiché l'avete voluto, il vostro articolo intorno ad Omero. Una volta -ye ne avrei detto il mio parere; ma ora mi veggo tolto da qualche tempo questo diritto, e mi astengo ben volentieri da ogni consiglio. Stampatelo pur dunque e state sano. Vostro V. M. I pettegoli letterati sono intanto a rumore : si aspettano le polemiche tra i novelli rivali. E il Monti, a Cesare Arici, il 18 aprile 1810, scrive: Non dimenticherò però mai ch'egli mi è stato carissimo, a meno che non sia egli il primo a scendere in arena per attaccarmi, poiché allora davvero io farò ballar lui sopra la polvere de' suoi Sepolcri. Il povero Arici gridava al contrario « Pace, pace» : non amava le guerre letterarie. Non è lui il poeta di cui si racconta, che messosi ad inseguire la moglie che fuggiva con l'amante, e giunto ad una certa osteria, gli sali alle narici un cosi buon odore di tordi, da fargli di– menticare sull'istante ogni sollecitudine del ferito onore? Egli dun– que scriveva al Monti : l\Ii hai fatto gelare il sangue in vero: farò _ballar liti sulla polvere de' suoi. Sepolor·i. Sperdano Dei migliori tanta ira~ e sia pace a tutti. E infatti, per suo conto, l'Arici ui;1bel giorno s'incontrò col Fo– scolo,- come nulla fosse: e. dovette giustificarsene presso il Monti, il quale a Francesco Arrivabene, il 4 luglio 1810, aveva scritto: Che Arici abbia dimenticato le offese di Foscolo e siasi riconciliato, lo lodo: ch'egli abbia ciò fatto senza una previa richiesta di pace per parte dell'offensore. lo biasimo: che poi egli siasi spontaneamente recato ad abbracciarlo e a ringra- tioteca. Gino Bianco

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