Pègaso - anno IV - n. 1 - gennaio 1932

78 D. OintJlli quassù)). Ma esse non avevano nemmeno il diritto di dire così, non erano le sue donne. Prima di andar su, la zia Ada l'aveva baciato; nel chinarsi su di lui, la somiglianza della vecchia con la mamma morta gli aveva fatto senso, come se fosse lei,· la mamma, a guardarlo. Lui e la Maria eran rimasti intorno al fuoco più a lungo delle altre sere, non se ne sapevano staccare. Vincenzo le aveva riportato di città un regalino, un paio d'orecchini d'oro; ma la scatola era rimasta aperta sulla tavola, senza che nessun dei due la guardasse, senza che egli si potesse alzare per andare a chh1.derla. Gli davano noia: era come se facessero segno verso l'avvenire, se avvertissero del prossimo di– stacco. Aveva anche fatto provvista di giornali; le notizie d' AmeriCtL l'aveva,no riportato laggiù con il calore della presenza, come se partecipasse a quella vita lontana. A tavola, per rompere il si– lenzio che si era messo fra di loro, aveva provato a parlarne, a spie– gare alle due donne, ma si era subito diacciato, sgomento da quel senso di distaccato, di lontananza che emanava da loro. Pareva che lçi stassero a ascoltare senza capire, che ascoltass~ro invece altre cose che lui non sapeva. Era una lontananza dolorosa, irreparabile. E allora lo prendeva disgusto delle cose di America, della ricchezza, della :floridezza, della troppa salute di laggiù; come se fo questa umiltà, in questa miseria, vi fosse una virtù che a lui rimaneva se– greta, nemica. A guardare le mani di Maria, quelle dita magre che conducevano i ferri della calza con un movimento troppo agile, come di ragno nella tela, si sentiva una pazienza, una rassegnazione infi– nita, da virrcere anche il destino; pareva di dover reagire, e di volerle far male, per difendersi. Come per spezzare quella' fatalità che voleva dominare anche lui, gliele prese : - Smetti. · Perché s'inquietava così ?., chiedevano gli occhi seri levati verso· di lui. 1,a calza era calata nel grembo, le mani rimanendo nelle sue, senza volontà. Vincenzo era scivolato a terra, sulle ginocchifi, e aveva posato il capo sul suo grembo, con là gota sulla stoffa liscia, . consumata della gonn.ella, col capo fra le sue gambe magre, voltan– dosi insù a g't!,ardarla. E in un momento tutto ii torbido che si aggru– mava dent!o di lui si era dissipato. E s'erano arresi. .. I giorni che seguirono, nella livida attesa della notte, parevano prendere da quell'ultimo scorcio d'autunno, dall'avvicendarsi dei temporali e di quelle sùbite calme nelle quali, pur lasciandosi vin– cere dalla loro serena dimenticanza, si sentono calare i nuvoli pe– santi delle nebbie invernali, lo sgomento dell'inverno che viene. L'angoscia del prossimo distacco, senza poterlo nominare, senza po– terlo nemmen formulare col pensiero, pesava su di loro con la fa– talità inesorabile delle stagioni. Oppure il giorno· si .levava in un BibliotecaGino Bianco

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