Pègaso - anno III - n. 12 - dicembre 1931
718 B. Cioognani per gli altri, la, legge d'amore, era stata più forte. Non c'era nulla da fare. Ormai, ella non poteva più renunziare all'amore, non poteva più renunziare alla felicità: costasse qualunque cosa,: fosse pure la vita. Senz'amore la vita cos'era? ' Di là, Romualdo, con la testa china, il cuore stretto da un pugno, ~tscoltava la diagnosi del professore. Domandava a se stesso se non ei avesse, anche lui, colp~, fin a che punto ci aveva colpa. - S'intende bene - concludeva il clinico - che quella è una donna che non deve far più figlioli: non deve, assolutamente. È già pericoloso l'amplesso, per lei. Obbligata dal marito a, una cura, la fece scrupolosamente. E le giovò. I deliqui scomparvero. Ma quello che nessuno poteva impe– dirle, nulla e nessuno ormai più,. era cli mantener aperta la fonte che in lei ora libera.mente sgorgava. Voleva dire morire ? Era anche quello un suicidio? Ma un altro: d'un'altra natura. Non era quello, disperato, la cui ombra gelida le annullava la co– scienza mentre ella fissava lo sguardo al cappio pendente dal ramo; non era quello invocato, nello stesso suo atto di generosità materna, come liberazione da una vita non sopportabile. Questo, se pur era un suicidio, non era che il prezzo inevitabile della félicità. La stessa idea, lo stesso presentimento della morte le facevano ol_'.apiù cara, più bella la vita: la facevano amar di più tutto. C'era tanta gioia, intorno! E in lei stessa. Quella letizia che Don Andrea le aveva, predetto, essa ora l'àveva. Traboccava da ogni suo atto, insieme con quello. E le carezze e i baci ora del marito avevano una dolcezza che faceva accetto e piacevole e soave tutto. Quando Barberina ora le cingeva con le braccia il collo - a lei, Barberina, ora le braccia al collo - come alla mamma a un tratto trovata, e le sussurrava: « Quanto bene ti voglio, mammina!)), ella chiedeva al Signore perché tanta abbondanza di grazia : « Signore, non ne son degna)). · E anche se qualche volta riaprh,a il libriccino delle devozioni, il libriccino ora così diletto, le pareva che l'ombra di n19rte avesHe dato luogo a un grande fulgore di vita: una, vita di là dal caduco, di là dall'effimero, di là dal mortale, ma di cui era pur un aR- saggio la letizia che .ella, provava: _ "Nulla più dolce è dell'amore, µulla più forte, nulla più alto, · nulla più spazioso, nulla più giocondo, nulla più pieno, nulla più buono in cielo ed in tena, perché l'amore è nato da Dio né può se non in Dio, su tutte le cose create, poRare. "Chi ama, vola, corre ed è lieto; è libero e non è trattenuto. Dà tutto per tutto e à tutto in tutto perché in un bene, sommo su tutti i beni, riposa, da cui ogni ,altro fluisce e procede". E Beatrice sentiva che Dio era in fondo al suo amore. BibliotecaGino Bianco
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