Pègaso - anno III - n. 12 - dicembre 1931

Villa Beatrice 717 casa più, tempo che gli era possibile; e quando era via, disponeva,· rinnovando ogni volta gli ordini e le raccomandazioni, ch'ella non fosse persa d'occhio un momento. E insisteva presso di lei p~rché si facesse vedere da uno speciali– sta. Ella aveva <semprequella sua antica repugnanza. - Perché, in questo, vuoi essere ancora caparbia ? Fàllo per me, fàllo per Barberina. - Vedrai ch'è stato l'ultimo: credi, mi sento bene: non sono mai stata bene così. E gli prendeva le mani e lo gua,rdava in modo ch'egli si sen- tiva commovere. - Son stata tanto cattiva : tanto! : con te specialmente .... - No, mai, mai cattiva .... E Romualdo la badava sopra i capelli. E sentiva che ella aveva il respiro affannoso. Ma ripetendosi ancora gli svenimenti, non accennando, la serie ormai impressionante, a finire, Romualdo s'impose. - Se proprio vuoi così, allora sia quello che già m'à veduto, che ormai mi conosce. E venne il professore di Pisa, il mingherlino coi capelli e la barba ispidi e con gli occhietti grigi che penetravano. E la visitò. - Cara signora, forse il suo nuovo stato la à esposta e la espone a delle emozioni che prima ella poteva evitare e, ora, non più. Io ò l'impressione che in lei qualche cosa abbia ceduto. E invece biso– gnerebbe che lei, ora più di prima, cercasse di evitare ogni emo– zione. Bisognerebbe ch'ella si fabbricasse una specie di custodia, di fodera per la sua sensibilità. A averla troppo scoperta, il cuore ne -risente. Cerchi, è vero che si fa presto a dirlo, cerchi di sentir meno: nulla, sarebbe meglio. Ma dato che non sentir nulla è im– possibile, cerchi di prendersela il meno possibile, d'esser più egoista che può. Il clinico non le può dare che questo consiglio. Il discorso era stato per Beatrice una rivelazione. . E mentre il professore si tratteneva di là, nello studio di Ro• mualdo, a solo con lui, ella, discinta, a sedere sul letto, pensava. Pensava tutto il suo passato. Era una difesa dunque dell'orga– nismo quell'impedimento a commoversi, quella costrizione a te– nere dentro : la natura aveva provvisto : aveva provvisto a munirla di quella custodia, di quel fo,dero, come aveva detto il dottore, per la sua sensibilità. Come aveva provvisto poi perché ella non avesse a esser madre. E lei era stata madre .. La legge della natura che vuole il sacrificio dell'individuo alla specie, la legge della creazione, era stata più forte. Ora, ella aveva sentito anche la necessità di spezzare quella custodia, di infranger quel fodero che la protegge– vano. La legge dello spirito phe vuole il dono di sé fin al sacrificio BibliotecaGino Bianco

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