Pègaso - anno III - n. 12 - dicembre 1931

ViU(t Beatrfre 697 - Pensa: c'è stato uno che era innocente d'ogni peccato, ricolmo d'ogni perfezione. Predicò una nuova parola: « Amate i vostri ne– mici», sanò gli infermi, resuscitò i morti. E poi, non conténto, prese sopra di sé tutti i peccati, cioè tutti i dolori, del mondo. E sudò san– gue all'idea che, pur dopo questo, ancora gli uomini avrebbero conti– nuato a peccare, a soffrire. Oli uomini lo disconobbero, i discepoli lo abbandonarono, i risanati si unirono alla canaglia che urlò : «Crucifige!». Fu preso, fu flagellato, coronato di spine, sputac– chiato, deriso con la c_anna in mano, la veste dei pazzi, la benda agli occhi. Fu trasportato, a furia, sotto la croce a morire in croce. Tre ore vi agonizzò. E le pa,role sue ultime furono: « Ò sete>>: ancora sete di patimenti, sete di anime; e : « Padre, perdona a loro >>.Fi– gliola, che ài fatto tu per meritare l'amore degli altri? Beatrice rispose sconvolta : - ,Ma egli era Dio e io non son che una povera donna. - Egli soffrì come uomo. - E io sono fatta .... Che colpa ne ò io, se sono fatta così ? - Come credi d'essere fatta per trovare alla tua infelicità una ragione fuori di -te ? - Come son fatta ? Fin da piccina qualchecosa dentro mi à impedito sempre di dimostrare l'affetto e intorno tutti mi tratta– vano come se io non sentissi nulla. "Disamorata" mi chiamavano. Mi maritarono credendo che io fossi un pezzo di legno. Io dissi di sì a un uomo che :fisicamente mi repugnava. E la sera del matri– monio, quando la mia repugnanza era già quasi vinta, allora un'al– tra cosa: uno strazio atroce .... Dio!_ Dio! E le altre volte poi sempre, di più, se possibile. Finché rimasi incinta. E allora .... allora, io ò odiato la mia creatura, sì, l'ò odiata dentro di me, l'ò · odiata al momento in cui è nata. Quando non l'ò odiata più, le ò augurata la morte. Ora ne sono gelosa: sono gelosa di lei, di suo pa– dre, sono gelosa di come si amano. E di tutto questo io sola sono col– pevole; io sola. E quando mi sono detta colpevole ? quando la carne prova uno strazio, le si può comandare d\ sentir piacere ? Quando qui, nel ventre, il moversi della creatura portava in tutta me un ar- rovesciamento .... Ah! se io non ò fatto tutto quello che tante infe- lici .... è perché .... non lo so neppure: mi fa meraviglia a me stessa ch'io non sia arrivata a farlo. E se Dio m'à dato un corpo fatto così, che colpa ne ò io? Che colpa? Ohe colpa? Era stata come- una piena d'un torrentaccio che travolge seco ogni cosa. Ora, Beatrice affannava. Don Andrea sentiva quest'af– fanno, proprio di certi malati di. cuore, quale egli si ricordava d'aver sentito assistendoli; e mentalmente forse pregava. Poi, Beatrice udì, ma credeva sognare : udì la voce di Don An– drea - ma era la voce di Don Andrea ? - : - Quando più mi credi lontano, allora ti son più vicino. Ai ere- BibliotecaGino Bianco

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