Pègaso - anno III - n. 12 - dicembre 1931

696 B. Cicognani tentazione che non m'abbandona, una veste che ò addosso e non mi posso levare. Io mi veggo .... oh! è spaventoso!. .. eppure, sarà così, lo sento: un giorno o l'altro .... S'interruppe per lo spavento che aveva lei stessa. E rifattasi calma, guardò la tenclina viola. Non s'udiva neppure il respiro d'uno che ·fosse dall'altra parte. Si voltò verso dove aveva avuto, l'impressione della presenza: l'usciolino giallo che metteva alla villa. ·_ Un giorno o l'altro .... che cosa, farai un giorno o l'altro? - Non lo so: la mia volontà non c'entra. Io non avrò la co– scienza di quel che farò: eppure mi troveranno. Sarà così. Son certa che sarà così. · L-0scroscio, fuori, d'una passata d'acqua. Poi, silenzio daccapo. E la sagrestia s'illuminava, ora, di sole : il giovane sole d'Aprile. - Che ài che ti toglie la coscienza dei tuoi atti ? - Non lo so: - A meno che tu non sia una povera inferma di mente .... Ma non lo sei. Io ti dico che qualunque cosa tu faccia, anche se, nel momento in cui tu la commetta, potesse sembrare che l'anima tua fosse assente, ma tu, quella cosa, l'avresti voluta già prima: e che tu l'abbia voluta un momento prima o un momento dopo, è lo stesso. Figliola, tu l'ài già voluto il peccato: e questa tua angoscia è l'angoscia del tuo peccato. Tu l'ài commesso digià. - Ma quando ? · - Quando accogliesti la prima volta dentro di te l'idea della morte come liberazione. E che cos',è che ti fa considerare la vita come una cosa che non puoi sopportare? Se Dio t'à dato tutto: un marito che è un cuore d'oro, un amor di bambina, abbondanza di agi mentre i più travagliano per un tozzo di pane. E tu sei così sconoscente alla Provvidenza che pensi alla morte come a una li-. berazione .... - Io sono tanto infelice! _ Lo disse con quel suo tono violento d'accusa alla natura, con quel suo tono di strazio e di ribellione e di non sopportabilità più della propria sorte. - Perché sei infelice? - E nella domanda c'era un'affettuosa dolcezza. - Nessuno mi ama: anche mio marito, ora, non mi ama più. Lacrime cocenti le caddero; e nel posto del cuore le sembrava di avere una ferita che le bruciasse. - E tu, ~gliola, tu, cos'ài fatto? Cadevano ancora le lacrime cocenti, bruciava la ferita nel posto del cuore. Ma insieme uno sconvolgimento e un turbinìo nel pen– siero; qualche cosa, di simile a quello che avviene quando improvvisa irrompe dentro a una stanza una folata di vento. BibliotecaGino Bianco

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