Pègaso - anno III - n. 12 - dicembre 1931

680 E. Rocca stente di Rubempré quanto poco Tlirkheimer somiglia a Nucingen, sua moglie Adelaide a madame Bovary e la piccola :Matzke alla zoliana Nanà sgretolatrice proletaria della borghesia. Certo costoro, si potrebbe obiettare, più che conformarsi ai loro grl:J,ndimodelli ne sono in certo modo la moderna caricatura. Però anche alla satira, se vuol dar nel segno, occorre misura e aderenza al reale, mentre invece in ogni personaggio di Heinrich Mann c'è qualcosa di troppo. Né quest'eccessività è solo degli inizi poiché la si ritrova tanto nelle epiche Gottinen (Le Dee, 1903), in cui l'eroina passa da un colmo d'inespugnabilità e di gusto per l'intrigo a un estetismo morboso e a una ninfomania senza precedenti letterari, che nella drammatica Jagd nach Liebe (La caccia all'amore, 1904), dove l'arrivismo artistico dell'attrice Ute non è superato che dalla sensualità inappagabile che il suo adoratore infelice riversa su altre donne o dalla destrezza con la quale il gottoso tutore di costui gliele porta via. Evidente anche qui la derivazione balzacchiana, e lo sviluppo, fino alle conseguenze estreme, delle singole monomanìe. Ma se Balzac amplifica per temperamento e arriva per pletoricità al can– dore visionario, Mann esagera ed esaspera un po' a freddo i carat– teri fino a farli diventar caricature sagome simboli concetti, fino a sconfinare in una irrealtà fastidiosa, riscontrabile spesso in quella deteriore tradizione tedesca ch'egli col suo postnatu:ralismo aveva, appunto tentato di correggere. Però alterare i dati della psicologia, - il più forte legame che avvinca il realismo alla realtà, - è già uscir dal naturalismo. Se nel Professor Unrat (1905) l'umorismo riesce anc6ra a mascherar la scarnificata ,sagoma di questo pedante la cui tirannide sconfina in anarchia, l'esasperazione artistica e la faziosità politica fanno di Hessling, l'arrivista guglielmino dell'Untertan (Il suddito, 1914), un pupazzo odioso più che una figura concreta. E la disincarna– zione simbolica, così frequentB nell'espressionismo di cui si trovan tracce in Der Kopf (La testa, 1918-'25), è al colmo in Kobes (1925) dove un industriale onnipotente come fu Stinnes diventa invisibile- e implacabile divinità, .mito ineffabile. · Vorremmo, di fronte all'evidenza di questo processo, concludere èhe alla fine son stati gli espressionisti a influenzare Mann, non lui a susci~arli? Certo a contatto dei giovani che per un decennio, dal '15 al '25, è riuscito a capeggiare, Mann s'è rafforzato e trasfi– gurato come spesso capita a un artista di fronte alle sue figliazioni. Ma non è meno vero che, fin dal 1900, egli aveva -iniettato degli eccitanti espressionistici nel corpo già languente del naturalismo e che dell'espressionismo egli può ben dirsi uno dei precorritori. Non il solo. Frank Wédekind aveva già dieci anni prima .portato lo stesso tono frenetico ed aspro negli attacchi contro l'ipocrisia BibliotecaGino Bia_nco

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