Pègaso - anno III - n. 12 - dicembre 1931
Alla ricercn del vero Savonarola G57 può aver sentito dei dubbi sulla grandezza dell'uomo, si presenta a scuotergli le fibre del cuore lo spettacolo dei tormenti, del palco dei suppliziati, del rogo fiammeggiante. Ma poi lo stesso lettore, ritor– nando in se stesso, si domanda : Iniquità, sì; ma perché fu grande U Savonarola? Nell'opera dello Sch,nitzer lo scopritore delle nuove vie dello spi– rito, il profeta del nuovo incivilimento, il Titano distruttore di vecchi idoli è caduto, lasciando il posto soltanto all'uomo e al cri– stiano; ma poiché l'uomo si invescò nella politica, sia pure con fini religiosi, e il cristiano vestì abito di monaco ed accettò la disciplina della Chiesa, il biografo si trova necessariamente ricacciato in mezzo a quegli sconcertanti punti interrogativi, che hanno fatto del Savo– narola il « signum cui contradicetur l). Frutto di trenta anni di fati– che, l'opera non comportava, per dovere di onestà, l'asserzione che fosse scritta senza idea preconcetta. Lo Schnitzer è un savonaroliano ante litera,,n e, come tale, doveva porsi da una visuale tutta sua, dand·o ai tempi e all'ambiente un colore perso intonato al colore del personaggio. In ciò il suo atteggiamento si potrà discutere, ma certo è più logico di quello del Villari che, giunto alla riabilitazione del medioevo, non ha osato di sostenerne la superiorità sul Rinasci– mento e del Rinascimento umanistico ha dovuto fare l'antiporta del vero Rinascimento, di cui il SaYonarola sarebbe stato un precursore. Invece il Savonarola dello Schnitzer è il Santo in un mondo pecca– minoso che, sotto l'orpello della bellezza, nasconde la perdita di ogni sentimento di onestà e di giustizia, che non ha più fede e corre a rovina; insomma, il mondo dello stesso Savonarola predicatore. Ecco Firenze all'arrivo del frate. Residui di grandezza e ma– gnificenza repubblicane contrapposti alle « fosche ombre)) dell'op– pressione e della corruzione medicee. Cosimo il Vec~hio, un tiranno simulatore, mecenate per opportunismo politico, spietato nelle ven– dette fino a non risparmiare « neppure i bimbi nel grembo materno o in culla>>, avido divoratore del pubblico denaro. « Cosimo poteva pure fare erigere magnifiche chiese ed altari ; essi grondavano di maledizioni e di lacrime)). E Lorenzo, degno nipote di lui, col so– prappiù dell'istigazione al malcostume, « perché il popolo fosse di– stratto dal pensare alla perdita della libertà, della quale era stato sempre così fiero>>-Firenze, «la-discreditata città dell'insaziata avi– dità e dello strozzinaggio sfrontato.>>, dove « i più esosi vampiri restavano, sia criminalmente che ecclesiastic,amente, indisturbati>>: dove la passione del giuoco non aveva limiti; do"Ve la rilassatezza nella morale sessuale richiamava il ricordo biblico di Sodoma e Gomorra· dove l'epicureismo pratico traeva alimento da una con– cezione m.'aterialistica della vita fomentata dall'umanesimo; dove il paganesimo trionfava nella letteratura e nell'arte. D~ tutte queste turpitudini la causa prima stava nel malgo,erno mediceo. « S1 par- 42. ~ Pi{JafJU. Biblioteca .GinoBianco
Made with FlippingBook
RkJQdWJsaXNoZXIy