Pègaso - anno III - n. 12 - dicembre 1931
Il mare 651 sul fuoco e spegnerlo; il suo marinaio intanto ,stendeva in terra una salvietta, vi posò sopra un piatto di quei popolari smaltati di verde e di rosso, e dentro vi stavano alcuni pesci arrostiti, disposti con ordine, e nettissimi. Hélène sedette presso il suo uomo, in modo da stargli quasi in grembo, e tu~ti e due con lo stesso gesto pren– devano i pesci e mangiavano guardandosi negli occhi. Passammo dietro a loro e ci guardarono sbadatamente come se non ci ricorro: scessero. Neppure Hélène mi riconobbe. Mi parve scalza, vestita appena d'una veste di tela a colori forti, ella così delicata. Alda sospirò, e certo i suoi pensieri corsero incontro a Benvenuto, la sua fantasia lo cercava certo per le strade del paese, immaginava come egli correYa affannosamente di qua e di là col ,suo lanternino. Ebbe fretta di tornare indietro. Si strinse nella giacchetta di maglia gialla, che le stava bene col suo colorito opaco e perlaceo; sotto la giacchetta portava un vestito da sera scollato e leggerissimo. • Alda aveva voluto parlare di Benvenuto con me, forse per uno strano residuo di rispetto umano. Ma ora che sentiva come tutto questo mi faceva invidia, mi parve che la· sua risoluzione fosse presa. Tornando ci internammo un poco nella valletta per riposarci, e io la guidavo come se le mostrassi una strada e un buon nascon– diglio. Lo facevo contro la mia volontà, con un acre piacere di metterle in animo suggestioni inquiete, e con un piacere ancor più acre di farle pensare quel che anelavo io pensando, come se la po– nessi di fronte a una fatalità. Non andammo molto oltre, poiché la valle nell'ombra serale era troppo segreta; ci sedemmo sull'ingresso che era come un crepaccio sul cielo smorto e perduto, udendo il mormorìo affrettato d'un rivo. e ci fece pensare, questo, all'inno– cenza e alla felicità, come gli accenti d'un bimbo che gioca. Le dissi che più oltre. per la valle, erano luoghi freschissimi, fiori anc6ra nuovi perché iaggiù l'estate non era anc6ra arrivata. Disse: - Al– meno finisse presto anche per noi quest'estate. - Era combattuta, con una vaga aspirazione non si sa bene a che cosa, come me, come tutti. E teneYa a farmi capire che era una signora dabbene, una delle tante che YiYono nella città, che qui si sentiva troppo vira, troppo libera e .troppo grande nella natura. - Quasi me ne torno a casa. Non ci posso più restare, qui. - Mi accorsi che quasi pian– o·eva ma senza ragione come succede spesso agli uomini della città o ' ·' quando si trovano soli con la natura. - Almeno sapessi che cosa voglio. - Arrivò a posarmi la mano sul polso, come se cercasse aiuto. Io allora ~1e baciai la mano, e proprio senza accorgermene, senza nessun disegno e nessuna intenzione, quasi non sapendo più chi ella fosse; ci pareva d'essere rimasti noi soli nel mondo. Sentii la sua guancia sulla mia mano, e un poco di umore, come una o·occia calda. Io dissi forte a me stesso : - Noi siamo incapaci di ;oler bene e di tro,arci nella natura. Noi siamo ormai animali della BibliotecaGino Bianco Fond~ione Alfred Lewlil Biblioteca Gino Bianco
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