Pègaso - anno III - n. 12 - dicembre 1931
766 B. ORÉMIEUX, Inquiétude et reconstrnction sono d'orio-ine però romantica, e sca,rsamente accreditate: o dipingendo ambienti eguali nei vari popoli, quello dei ricchi oziosi, o dei proletari: 0 introducendo nell'arte problemi sociali d'interesse europeo. Si vuole poi che i movimenti social.i, uscendo dal primo periodo sperimentale, diventino miti cli popolo e passioni collettive. . Il Crémieux infine par approvare, esponendola, una tendenza che defi– nisce « totalismo », e dopo aver asserito che le reazim;li fisiche e gli slanci mistici dànno parte dell'uomo, non l'uomo, chiede un'arte e una morale fondata sul loro equilibrio. Il libro è utile, acuto, pieno d'inclicazioni. Più che critica estetica, abbiamo in esso una critica sociale della letteratura. Ma è troppo sem– plice affermare, come è di moda, che questi libri di critica non esteti0a siano astrazioni, cioè niente: e perfetta critica è quella che integra l'esame estetico e qu,ello sociale dell'arte, come riuscì al De: Sanctis, maestro in tal senso insuperato. Alcuni ril:l,ssunti dell'inquietudine· 1lel dopo guerra, alcuni accenni a tendenze cli rie.ostruzione che non violen– tano le sue irrevocabili risultanze, insegnano molto al lettore. Volendo ora vagliare il libro, e risalire a,i difetti dai loro indizi, darò qualche esempio di frasi a parer mio affrettate e generiche. « Del– l'insegnamento di Bergson, quello che ora, si .considera è nel tempo stesso, un certo dinamismo e il sentimento della durata, della sua irreversmilità, del perpetuo scorrere delle cose>>. « Da più di mezzo secolo, l'Occidente viveva nel relativo legato d'altronde all'idea, di progresso e aveva finito per accordargli altrettanto credito che all'assoluto>>. Accanto a queste frasi, in.dicherò alcune identificazioni, tra slancio vitaler in Bergson "· incoscienza in Freud, o intelletto nel primo e nel secondo coscienza. Lo studioso sa che si tratta di cose diverse t spesso opposte, riaccostate qui per quell'istinto di composizione che surroga spesso la sintesi storica ancora immatura: e riaccostate secondo i_deè generiche, la cui ~alidità nel tempo di crisi, così acutamente esposto dal Crémieux, fu demolita. Il miglior critico del libro sarà il lettore che ne trarrà giovamento operandovi quasi un cambiamento di prospettiva: e attenuando il valore dato a molte tra le inquietudini del così detto periodo di crisi, e special– mente alcuni sfoghi giovanili, a cui vorremmo dar poco credito, e che in fondo rientrano tra le oziose incertezze d'adolescenza,. (« Ho detto: Poe– sia, Purezza. Ma la libertà, l'Avventura-son.o anche parole ammirevoli. E Dio?»). In fondo, mentre la verità è sempre nuova, la storia degli errori è una storia di ripetizioni e di restaura~ioni, con esito sempré eguale, e ,Seneca nota gli stessi vizii che nota Crémieux : i quali meritano pietà e comprensione, non dignità di storia. Il dadaismo, che ha tanta parte in questo volume:, non ,è molto valido come filosofia; vecchio e pue– rile è quel suo concepire l'uomo diverso dal mondo, quasi estro che vive senza incarnarsi e compromettersi mai, e oscilla, fluttua e s'avventura come un diavolino: o, come astratto, si perde nel mare scolorito, del fisico o del divino. L'arte poi che ne è sorta, sotto il nuovo aspetto ùi registratrice fedele dell'incoscie11te, con iJ. suo intento d'eliminare ogni controllo intellettuale porta il più rigido del controlli, quasi uno spa– simo a vuoto dell'intelletto, ed è nn avanzo di. realismo che ha dato ben BibliotecaGino Bianco
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