Pègaso - anno III - n. 12 - dicembre 1931

764 Lettres de Degas solita zuppa di cipolle, disse: << Oggi non la mangerò quaggiù; ma lassù; au parad-is >>. Aveva lavorato fino al giorno prima. Degas, diversi an,ni avanti di morire, era quasi cieco e viveva in ul'lo studio dove le cartelle traboccanti di disegni e schizzi, si sfasciavano sui tavoli e fra le ca,sse dov'erano chiusi i preziosi quadri della sua collezione e. le statuette e gli abbozzi in -cera che si .sgretolavano sotto la polvere. Era statò costretto a .cambiar casa perché distruggevano ,e riedifica– vano lo stabile dove aveva vissuto per tanto tempo e.cl era tornato a sta.re al Boulevard Clichy ; ma ormai sembrava già fu ori della vita comu ne. Era diventato magro e cer,eo, si era lasciato crescere i ca– pelli e la barba che gli scendevano candidi sulle spalle e sul petto, patriarcalmente. Gli occhi .semispenti sotto lè soprncciglia altissime, la bocca piegata in giù agli angoli, davano alla, sua faccia un'esipres– sione di fissità astratta e dolorosa. Ricordav-a certe fig·ure di vecchi pastori deUa Ciociaria o dei paesi del napolitano che scendono in città per Natale, con le cornamuse; e ricordava anche il busto dell'Omero cieco all'Ermitage. Per le vie affollate di Parigi, spinto dalla sua mania ambulatoria, l'ho visto un tardo pomeriggio grigio, incerto tentando l'asfalto lustro e scivoloso col bastomi. La sua canizie veneranda, qual– che cosa di stanco, doloroso e abbandonato che emanava ·dalla sua per– sona ne faoevano, tra la g·ente, una figura singolarmente patetica. Sostò ad un crocicchio, in mezz<;> alla ressa, come se avesse in animo di attra– versarlo e non osasse; alzò contro il cielo la faccia pallida, quasi cer– cando la luce o per sentire se cominciasse a piovere, la riabbassò e a tentoni tornò sui suoi passi. BACCIO M. BACCI. BENJAMIN 0RÉMIEUx, Inquiétude et re.construction. Essai sur la littéra– ture d 1 après guerre ..- Corrèa, Paris, 1931. Fr. 12. , La crisi della vita sociale, del pensiero e delle arti, secondo il Cré– mieux, si precisò più nel dopo guerra che durante, la guerra, e per co– modità si può a:ssegnarle il periodo che va dal 1918 al 19'30. S'oscurarono in essa tutti i sistemi e le fedi assolute, compresa la, fede assoluta, diffusa· nell'anteguerra, nella relatività dei sistemi. Nell'anteguerra i problemi erano in preval_enza problemi d'azione, e le inquietudini erano mosse dallo squilibrio tra il desiderio d'azione, e la, realtà, tra il sogno e la vita. Bergson col -suo slancio vitale, Gide in– segnando a rompere ogni catena, erano interpretati -come maestri d'azione dilagante oltre i limiti dell'intelligenza. Nel _dopo-guerra, restando gli stessi maestri, ma s:compa,rendo Ja religione dell'agire, fu sentita piuttosto la çrisi dell'intelligenza che v'e-ra già sottintesa: - predominante divenne il problema della cono– scenza, e si risolse nella desolata constatazione della sua vanità. Il sentimento che l'intelligenza, è un trascurabile e inutile rottame, navi– gante tra forze oscure ed incoscienti, ispirò l'arte nel periodo di cri~i. La fi_ned~ tale periodo, ed il p~incipio della ricostruzione, può porsi approssimativamente nel 1930, anno che per molti aspetti parve quasi fatidico e decisivo: segnando, tra l'altro, la prima grande offensiva d.el Bit;?lioteca Gino Bianco.

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