Pègaso - anno III - n. 12 - dicembre 1931

G. STUPARICH, Guerra del '15 761 rania, che però provoca un rafforzarsi della volontà, un senso più netto del dovere. Nulla in questo diario, scritto parola, per pa,rola all'insegna della verità, è taciuto. Una cosa sola; il, calmo ardire del diarista che vorremmo chiamare eroismo se non sentissimo che la parola spiace1'.ebbe all'autore. Un calmo ardire, una tensione della volontà che riesce a vincere anche le debolezze del corpo, a pungere la stanchezza, il bisogno tormentoso e continuo del sonno e del riposo. Nemmeno una ferita lo può convincere a lasciare la compagnia; e di quale delicatezza fraterna _vibrano quelle pagine ove in brevi ,colloqui, fatti più d'oochiate silenziose che di parole, i due fratelli, Carlo e Giani, si comunicano pensieri e sentimenti, e si proteggono a vicenda nelle fatich e delle marcie e negli attacchi. Queste pagine soprattutto, con i tratti fuga.ci ove è rievocata la madre (un intenerimento subito seguito da una contrazione della volontà, una debolezza sùbito vinta) sono forse le pagine più umane del libro. Diciamo forse, ché ovunque questa umanità si mostra, pur senza ostentazione alcuna, senza alcuna insistenza. Si mostra, e direi che splende, se la parola non facesse spicco, non s'intonasse con un libro ove niente fa spicco: ove invece tutto è sostenuto da un'intima persuasione morale e guidato da un infallibile senso del vero. È un documento questo diario ? Anche un documento; ma poiché vi si specchia una coscienza, e in nitida espressione, è so_prattutto un'opera di scrittore, il libro d'un artista. GIOVANNI TITTA ROSA. Lettres cle Degas. - Grasset, Paris, 1931. Fr. 25. Uscendo dàlle sale della collezione, Caillebotte al Louvre, si può dire di avere avuto la possibilità di una visione completa della pittura, fran– cese della seconda metà _dell' '800. I nomi che per merito loro e pe,r la sagacia dei mercanti e dei critici sono stati imposti al mondo intero, brillano sotto i quadri attaccati alle pareti. La penultima sala contiene una numerosa raccolta di opere di Degas; l'ultima, da Manet a Cézanne, da Monet a Pissarro a Gauguin a Rénoir, ba tra i pezzi più cospicui della pittura che s'impernia sull'impressionismo. È inutile negare la delusione che si prova vedendo nella luce fredda di un museo, cosi indifesi direi, quei quadri che avevamo visti e talvolta solame:n,te intravisti in collezioni private, in mostre ristrette, presentate con accorta ,sapienza. A conti fatti, solamente due artisti sembrano resi– stere, o almeno soripassare decisamente gli altri: Degas e Manet. Degas, freddo, analitico, fermo, che a prima vista allontana, per poi conquistar,e sempre più profondamente, più nuovo dell'altro, più ricco di penetrazione più felice di soluzioni tecniche ermetiche e sapienti; Manet caldo pittoresco, meno perspicace del primo, più .sensuale, che chiedé' spesso' aiuti, schemi, appoggi al già fatto, ma che li usa con un gusto da gran signore. I due pittori più tradizionali nella schiera dei vecchi avang11ardisti, sarebbero dunque i più vivi ? Al solito la ragione della loro posizione va cercata nella natura intima anche se, essenzialmente diversa, di cui furono dotati. Ebbero tutt'e due il dono di vivere il loro tempo ,e di proiettarsi con una libertà

RkJQdWJsaXNoZXIy