Pègaso - anno III - n. 12 - dicembre 1931

748 A. CONTI, Virgilio dolcissimo padre, ecc. ----------- il libro è una continua esortazione alla vita semplice, lontana dalle vanità del mondo. Relicta oivitate. Giustamente osserva Papini che Angelo Conti « fu, innanzi tutto, uu poeta)). Ma in lui il poeta nasceva, Il,aturalmente dall'esteta ..-Egli era l',esteta per eccellenza, cioè l'innamorato e il filosofo della bellezza; e, come innamorato, giungeva, quasi senz' avvedersene, egli stesso, alla poesia. GIUSEPPE) LIPPARINI. CHARLEiS BAUDELAIRE, Liriche scelte, con una, introduzione di GUGLIELMO ALBERTI. - Scheiwiller, Milano, 1931. S. p. Dopo le note di R.aimondi. e il libro di Bonfantini, questa « Introdu– zione>>di Alberti. Il profondo interesse destato nella critica giovane da, un p'oeta d'altra tradizione eome Baudelaire è un fatto pieno di signifi– cato: tanto più che allo studio così amoroso e impegnativo di questo poeta vengono natm;almente a mancare quene ragioni di novità e di singolarità culturale che ci spiegano in buona parte il successo di scrit– toi•i stranieri contemporane( Ma tant'è: anche da, noi, come in Francia, pochi dei nostri stessi lirici possono dirsi oggi così intimamente nostri come Baudelaire, spettro familiare, santo padre e confessore di tµtta la moderna poesia europea. Il Ch(J/Yl,t d,a-utomne, il Remiei,ll~ment, il Cygne sono ormai assunti anche per noi a magici luoghi comuni del sentimen to, tanto in essi s'è solidificata la matèria dell'arte da renderci qua.si su– perflua, per intenderli, l'attenzione critica e biograifica. In q'uesto p ro- . priamente consiste, crediamo, la classicità. A richiamare quei poemi nella memoria, il loro accento anche per noi ha qual.cosa di estremamente naturale e necessario, la loro voce si'è sciolta nella voce del nostro se-. greto come quella, che sospira nelle << chiare, fresche e dolci acque >>o l'altra che soave si lamenta nella canzone a Silvia. Un pericolo di malinteso, è vero, sussiste sempre trattandosi d'un poeta, e d'un poeta lirico per di più, la cui arte è più d'ogni altra im~ plicata Il,elsµo proprio mezzo espressivo, e dietro le cui sillabe insiste e preme il peso di tutta unfl,tra,dizione storica, che s',è lentamente impressa nel più delicato e deformabile degli organismi che trapassano nel tempo: la parola poetica. Anche senza voler rammentare la piacevole storiella di quel nostro ottimo scrittore, che, a giustificare la sua ammirazione per il verso baudelairiano de ces baisers pufasants comme un dictame traduceva dJictame per dettame, è chiaro che la diversa lingua e tradi– zione rappresentano sempre una zona morta, d'estensione variabiie se– condo i casi, che si frappone alla pro>fetta intelligenza d'ùn'opera. Ma questo pericolo meno che per alcuno sussiste per il nostro Alberti, il quale rivela, nella pur breve mole del suo studio, una così lunga, in– tima e appassionata consuetudine eol suo poeta, .dimostra di conoscer cosi bene la carta di quella regione che fu una volta definita com~ una BibliotecaGino Bianco

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