Pègaso - anno III - n. 12 - dicembre 1931

/ 746 A. CoNTI, Virgilio dolcissimo padre, ecc. giacché, scrivendo di Virgilio, il suo pensiero era, rivolto ai giovani, alle anime fresche è nuove su cui la poesia imprimerebbe così facile e dura– tuto il proprio suggello se non fosse impedita e offuscata dalla grain– ma tica e dalla filologia. Sunt laorimae rerum è un detto sublime; ma per un pedante non saél'à altro che un magnifico esempio di genitivo oggettivo; e così via,. D'altra parte, Virgilio non è un poeta per i ragazzi; ond' egli l'avrebbe riserùato volontieri per i giovani del liceo. « Credo che final– mente, prima d'ogni altra cosa, toglieremo dalle classi del ginnasio le Geo1·giohe e l'Eneide ll. E restino pure le B-ucoliche, benché l'allegoria non sempre lasci loro quella giovanile freschezza. E anche si doleva, Angelo Conti, che di Virgiliq troppo poco si leggesse a scuola; e aveva ragione, se, anche oggi, i recentissimi programmi prescrivono la lettura di uu lib1·0 dell' E·nei-de per i ginnasi, e di un altro libro del poema, più cli un libro delle Georgiche, ai giovani del liceo. E questo libro del poema agricolo può anche essm-e sostituito con almeno cinque çlelle ecloghe pa– storali. Non sono più, oom'egli pure deplorava, episodi e « pagine struc– cate, come nelle antologie ll; ma è anc6ra poco, benché dovesse pure ammettere che « dati i programmi moderni e le condizioni generali def- 1 'esistenza, è impossibile far conoscere nelle scuole l'unità di un poema antico)). Ma proponeva anche il rimedio, ove si fossero trovati insegnanti adatti a praticarlo: « Si può nonostante preparare i ragazzi e i gio– vani ad andare con le loro forze verso la poesia, a mettersi nella condi– zione di contemplarla con lo sguardo limpido e di sentire la gioia che viene da essa e l'indicibile consolazione che ci dona l). A questo fine, egli chiamava in aiuto anche il paesaggio. Non tutti, per capire e sentire più intensamente Virgilio, possono recarsi lungo le' rive erbose del Mincio o salire l'acropoli cli Cuma e il colle di La,vinio; ma« la linea delle regioni ch'egli illuminò col suo canto )l si potrebbe far conoscere, con « la proie– zione fotografica dei paesi virgiliani.... Se sapremo farli vedere, sce– gliendo i motivi più belli, avremo aiutato il maestro a insegnaTe e i giovani a comprendere ll. Mi sono indugiato su questo aspetto, dirò così, pedagogico del libro di Ang·elo Conti, perché esso mostra chiaro il suo nobile spirito di italiano e di educatore, anzi di apostolo. Ma è certo che questi suoi scritti virgiliani hanno soprattutto valore di opera d'arte: l'opera di uno scrittore ardente e immaginoso, nelle cui pagine rivivono i bei paesi virgiliani e italici con segni inimitabili. È qui che la sua prosa assume quel tono poetico e profetico, e quel far grande, i quali, - ed è uno dei suoi caratteri più evidenti, - si accompagnano con una straordinaria semplicità dello stile,. Bisogna camminare con lui sulle rive d'Averno, o sull'acropoli di Cuma, o nella grotta della Sibilla, o davanti alla tomba del Poeta, o sulle sponde del Tevere presso i luoghi dove approdò Enea. Sono pagine liriche e personali, piene cli suggestione profonda. e< Durava an– cor nell'aria, coll'ultima luce del tramonto, la festa deille allodole. Gli altri cantori tacevano tutti. E allora cominciò, prima sparsa e appena distinta, poi piena e intensa la musica degli usignoli. Veniva di lon– tano e riempiva tutto lo Si)azio: trilli e gorgheggi, note lunghe, senza BibliotecaGino Bianco

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