Pègaso - anno III - n. 12 - dicembre 1931
732 M. Ortiz carsi della schedatura di tutte Le opere di nuovo acquisto e distribuire le schede a stampa a tutte le altre Biblioteche- governative e non go– vernative? Certo che potrebbe; e, se adottasse il tipo di scheda detto internazionale, già in uso presso molte Biblioteche straniere,· e a,oore– ditata specialmente dalla Library of Congress di Washington (colle quattromila Biblioteche americane che n~ dipendono per la, schedatura) e dalla recente adozione della Vaticana, l;:tischeda ufficiale italiana tro– verebbe posto negli schedarii di un numero sempre maggiore di Biblio– teche straniere, fac,endo fare insieme un notevole progresso alla questione della segnalazione e della d iffusione del libro italiano all'estero. La schedatura centra.le si pratica· già fin dal 1897 presso la ora Staatsbibliothek di Berlino, che la utilizza per l'annunzio dei libri tede– schi nel Berliner TiteldJrucke; si pratica, come ho detto, dalla Libra,ry of Congress di Washington, che possiede già un milione di schede a stampa moltiplicabili a volontà (un esemplare completo del grande schedario si trova depositato presso la Vaticana); e l'Italia, in fondo possiede già in embrione gli ufficii di schedatura centrale che le oocorrono e.osi per le opere italiane come per le straniere. Basterebbe sviluppare convenientemente l'Ufficio del Bollettino de.lle Pnbblicaz[oni italiane che affluiscono alla Nazionale Centrale di Firenze per la Legge sul Diritto di Stampa, e quello del Bollettino edito dalla Nazionale Centrale di Roma, delle Opere Moderne Straniere di· nuovo acquisto che le Biblioteche italiane governative le segnalano per .mezzo cl' apposita scheda. Non è qui il luogo di dire <Jomeio veda parecchie difficoltà ad attuare la schedatura centrale delle opere stra,niere; e non ne veda che di sormontabilissime per la pronta attuazione della sche– datura centrale delle opere italiane moderne. Un tempo, del Bollettitw di Firenze si tiravano degli esemplari in bianca destinati ad esser ri– tagliati, coi titoli dei quali molti Istituti formavano schedarli d'infor– mazione bibliogrrufica o addirittura i cataloghi delle loro Biblioteche. Un passo e si sarebbe avuto anche da noi la schedatura centrale a .;tampa. Nel 1900 infatti il Ohilovi, nel 1901 il Biagi (quando appena il Pùtnam iniziava, a, Washington· i primi tentativi di catalogazione centrale) pro– ponevano che l'Ufficio del BoUettino di Firenze si facesse editore di nna scelta di schede da distribuire alle Bibliotechè italiane e straniere. Sa– remmo stati dei primi ad attuare la catalogazione centrile; siamo ;.tati distanziati. La dr. Mondolfo ritorna, dopo trent'anni da quelle proposte, sull'argomento: studii preliminari e prime esperienze sono stati intanto compiuti da altre Nazioni; non ci resta, che profittarne. O'incoraggia oggi su questa via l'esempio recente della Vaticana, la più illustre delle Bi– blioteche di antica formazione a fondo prevalentemente manoscritto, e improntàta alla più aristocratica cultura, la quale con metodi uniformi· a quelli di Washington, attingendo a quel grande catalogo, e a sua volta integrandolo, ha, iniziata l'unificazione dei cataloghi dei proprii fondi a stampa. E. all'unificazione dei molti, dei troppi cataloghi delle Biblioteche governative italiane (dodici ne ha la sola Nazionale di Firenze, con qual dispendio di forze e perdita di tempo e incertezza di risultati per ogni ricerca, ognuno può immaginare) in uno schedario centrale· unico BibliotecaGino Bianco
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