Pègaso - anno III - n. 12 - dicembre 1931
728 N. Tarchiani mi fa,e~ia un piacere, qui davanti c'è una vettura,' pago io, venga con me in piazza San Biagio, è vicina; mi venga a insegnare il Palazzo di Parte Guelfa,, poi mi dica se è bello, e perclié è bello, e perché non dovrebbe essere demolito .... ll. Strane parole, a rileggerle ora; e che il Rosadi stesso dovette ben rnlentieri dimenticare. Forse quella sera, più della passione per l'arte, poté in lui#l'amore per la polemica; amore che qualche volta lo fece parlar,e a sproposito, come il gusto per la, facezia lo faceva ta,lvolt.a essere imparziale. Ma quando arrivava, scottava; e ci si divertiva un mondo. Per qualche anno, specialmente negli ultimi tempi, molti ricordano di a,rnrlo veduto, la sera-, seduto ad un tavolino del vetusto e scalcinato Caffè Fanti, in piazza 'San Marco. Vi stava a lungo insieme con Carlo Paladini, altro stroncatore tremendo. E chi passava di là, sbirciando da lontano entro il caffeuocio e scorgendo quei due, allungava il passo o girava largo·; pel'ché, fosse pure l'amic.o più caro, era sicuro di una freociata dell'uno col commento non meno salato dell'altro. Fre~iata da far ridere per primo il colpito; ma il supporla, senza potersela nemmeno godere, era meno che divertente, anche per il più spregiudicato. Facezie e burle erano per il Rosadi spasso graditissimo. Ci si di– vertiva -come un- ragazzo. Perfino a quel terribile uomo di Angfolo Mu– ratori non risparmiò,. in pieno tribunale, qualche tiro birbone, còme quando, sedendogli a-ccanto come collega in una causa e citando il Mu– ratori, forse a casaccio, - come del resto ne aveva l'abitudine, - un passo dello Spencer a miglior sostegno del suo argomento, il Rosadi sotto voce e con un ghigno rattenuto, che par di vederlo, gli ebbe a sug– gerire: « lo dice anche il kolbak ll; e il Muratori: « Sì, eccellentissimi Signori del 'fribunale, questo, oltre lo Spencer, lo afferma anche il Kolbak .... l>; e sùbito accortosi cle1la bevuta, e rivolgendosi al Rosadi, -- che lì sotto se la godeva come una Pasqua, - ma senza -cambiar cli ' tono e di J voce, continuò: « e accidenti ai ragazzi avv,ezzati male come lei! l>. . Mattaechione e motteggiatore; ma qu~lche volta, 9ome per contrap– posto, brusico e scontroso. Nel fondo, cli gran cuore e di molta bonarietà; amico sincero e immutabile; pronto acl affettuose confidenze anche coi giovani; lieto sempre di trovarsi fra loro, specialmente se fossero ar- tisti. · Gusto ed amore ebbe Giovanni Rosadi anche per l'arte passata; e la divulgò con scritti e con discorsi, pur considerandosene quasi un - dilettante. Cosà., parlando in Roma dinanzi allo studio cli Antonio Ca– nova, -confessava modestamente: « Non -è questo il luogo adatto a dire dell'opera del Canova, qui nel mezzo della strada .... e nessun luogo sa– rebbe m_ai adatto per me ll. E pur ignaro di musica; parlò dei nostri massimi maestri con entusiasimo che rivelava•un animo aperto- ad ogni forma di bellezza.. _, Cultura ebbe vastissima e varia; e nella biblioteca domestica con amore di bibliofilo, accolse anche opere di pura_ erudizione, lui che erudito fu quasi senza volerlo e senza mai apparir ta,le. E ra,c,colse pure opere d'arte modérna, per acquisto e per dono, BibliotecaGino Bianco
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