Pègaso - anno III - n. 11 - novembre 1931
\ Villa Beatrice 589 lasciata da tutti in disparte, capì che in tutti era codesta imp1·essione - che tra lei e la bambina non ci fosse legame. E un risentimento sordo, un cruccio segreto ne derivò con un fermento cli tentazioni acri, di cattivi propositi, di insensate reazioni. Ma un che di più forte le impediva ogni attività : ella restava, come se dentro por– tasse la calma, anziché una tempesta, immobile, seduta nella pol- , trona, o in piedi appoggiato il· gomito sul piano della consolle, la mano reggendo la fronte, in atto di quiete. E tutto l'interno tumulto restava invisibile, soffocato dentro: quella soffocazione ch'ella sen– tiva, quell'oppressione al cuore, quella difficoltà di respiro. Un male che aveva un'origine fisica, ma che era anche l'espressione del suo stato morale. E nessuno pensava, nessuno sospettava che ella fosse cosi doppiamente malata: lei sola, lei, sì, lo sapeva. Se n'era ac– corta, ora, che era una malata di cuore. Ciascuno istintivamente la scopre, la sa fino dal principio, la sua malattia : perché è in lui, perché l'à portata, in sé, latente, fin dalla nascita, dal mo– mento della concezione: è stata sempre una parte di lui: domani, quando sarà scoperta e tutti la conosceranno, sarà una rivelazione di tanta parte della vita di lui. Ma quando furono andati via tutti - la signora lsabella e il marito ripartirono per la città-, e la casa tornò calma e Beatrice si sentì un po' di più padrona in casa sua, non poté far a meno di andare a vedere con agio, in libertà, la propria creatura. Entrò nella stanza della balia: le imposte erano state già chiuse: sul comodino il lumino da notte, quello nella, torretta di porcellana che era stato acceso sul suo dei comodini durante la gra vidanza. Nella cullina la bimba con un leggero, appena percettibile, ronfa.re dormiva. Bea– trice stette a contemplarla pensando come poteva e sser vero che pochi giorni fa quella era uscita da lei, che ella l'aveva avuta tra le braccia, calda del primo bagno e non l'aveva finita dai baci : si ricordava d'averla guardata quasi con repulsione, si ricordava d'aver sentito .... com'era possibile? eppure l'aveva sentito .... una specie di odio. E non resistette: allungò le braccia e sollevò la bambina - eW era più pesa, quanto era più pesa da allora! - la trasse di culla, la mise sul letto, la sciolse dai pannilini, le sollevò il camicioiino ; e con un'ingordigia che era una frenesìa, le baciò le coscine, i piedini, schioccando, premendo le labbra in quella mollezza che sapeva di fiori e di latte, avvolgendola tutta dell'alito suo caldo. La bimba, destatasi di soprassalto, incominciò a strillare. Al primo strillo, la balia comparve precipitosa e alla mezza luce scorgendo sul letto china sopra la bimba quella figura grande di donna si slanciò e ghermì la piccina, furiosamente, stringendola a sé co~e se la salvasse da una che fosse li a farle de] male. E anche quando ebbe riconosciuto che quella era la madre: << Perché l'à. im– paurita ? Cosa gli faceva ? >>. E non rallentò la stretta con cui ser- BibliotecaGino Bianco
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