Pègaso - anno III - n. 11 - novembre 1931

Villa Beatrice - È questa l'accoglienza che fai alla nipotina? La povera donna piangeva più forte. - Fàtti anche sentire, sai. 581 - No, no .... - E si frenava cercando - di ritirare in dentro le lacrime, e s'asciugava gli occhi. Ma elia avrebbe vÒluto una figlio– lona prospera, un di quei fastelli che non si reggono in braccio; avrebbe .-oluto poter dire: « Ma eli ! Quattro chili e cento!)) : co– m'era. appena nata, Beatrice: con le ciccie sode, dalle seghettature profonde; di quellé creature sane e pacifiche che non piangon mai e non fan che poppare : dormire e poppare, poppare e dormire : e invece quello scricciolino .... un chilo sì e no, grinzosa, che non aveva fatto che piangere: non s'era ancora chetata un momento: e a farla attaccare, l~i lo prevedeva, sarebbe stato un affare serio .... Anche se l'impressione della spallina era un'idea sua, la bimba era di quelle che vengon su stente, da nulla, esili e pallide, sem– pre cagionose, sensibili : oh ! meglio stupida e sana, fasciata d'un buono strato di grasso ad attutire gli :urti e le asperità della vita. Povera piccina! Ne compiangeva, anche lei come Beatrice, sebbene per altra ragione, la sorte. Povera piccina! E la signora Isabella ne riversava tutta la colpa a Beatrice. La colpa era di lei, di lei : per non averla portata come una madre deve portar la creatura, per non averla voluta, per non averle mai voluto bene: per questo, la bimba era nata così: era di già un miracolo se era venuta anche così. Non c'erano scuse, non c'erano attenuanti: ra– g-ioni fisiche .... Non ci sono ragioni fisiche; quando una donna è fatta come secondo la signora Isabella era fatta Beatrice, non ci posson essere ragioni fisiche: la creaturina era nata cosi per l'ari– dità, l'insensibilità della madre; sarebbe stata tutta la vita infelice pèr colpa di lei, era destinata a scontare, innocente, quel che di snaturato era in su11madre. E la signora Isabella pensava a Bar– berina via via accanto alla madre: s'immaginava tutt'un romanzo: che cosa avrebbe sofferto quella bambina sensibile accanto a una madre di marmo che non l'avrebbe amata come non l'aveva amata prima, che non l'avrebbe capita perché chiusa, negata a ogni cor– rispondenza. E s'augurava di vivere lei, la nonna, per quella bambina: tutto l'amore materno, che non s'era potuto sfogare nella figliola per aver trovato· lì un muro contro cui s'era infranto, ora le riferveva nel cuore di nonna con impeto nuovo; con -tene– rezza nuova. E non poteva far a meno d'andare di là, alla cullina, a contem– plare la bimba. E le si gonfiava il cuore e non le riusciva di vin- 4:;ersi.... Beatrice la guardava: - Campa, non dubitare, ca!llpa. E l'accento sonava, alla signora Isabella, feroce. BibliotecaGino Bianco

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