Pègaso - anno III - n. 11 - novembre 1931
Vill(,I,Beatrice 579 con.atto doloroso, senza lasciarla con gli 9cchi che si fissavano, ora con altro sguardo, su quei manini vuoti, su quei piedini vizzi su quelle ciccine mencie: la teneva a quel modo provando quella infi– nita pietà. « Povera creaturina!)), le diceva internamente : « Povera creaturina ! )). Ma di fuori non dimostrava nulla. La levatrice per la prima volta, si trovava a vedere una mamma tenere così la ~rea– t1;1r:1 senz:1 nemmeno_ accennare a carezzarla e a baciarla. « :m pic– cmma, d1 sette mesi, ma vedrà come farà presto a rimettersi in pari : e poi è tanto carina, à certi occhi celesti.. .. )). Beatrice, come se non udisse. L'augurio che ella faceva era un altro. « Perché auo-u-. rarti di vivere, povera creaturina? Non sei che dolore, non sei ~he pianto)). E sentiva che avrebbe accettato di riso:ffrire quanto aveva so:ffert~ perché quel pianto cessasse per sempre, perché quel corpi– cino formato appena posasse per sempre, perché quell'ambascia rli vita tornasse là donde era venuta. - Crescerà a vista d'occhio. Beatrice alzò gli occhi verso la signora Iginia : - Dunque lei crede che camperà ? Il tono era così doloroso che la signora Iginia la guardò come dubitando che fosse uscita di senno. In quel momento entrò nella camera Romualdo. Eccitato, com– mosso. « Dov'è, dov'è la piccina? L'ài. te, ah! l'ài in collo te, fammi vedere, fammela un po' vedere anche a me)). Era volato dalla parte del letto dove Beatrice teneva sulle braccia la creaturina, e appres– sato il viso a.Ua spalla della moglie guardava, come si guardano le cose sante: - Piccina ! - E in quel «piccina)) c'era un traboccare del cuore troppo colmo. Nell'istante stesso quella sospese per un attimo il suo continuo vagito e aprì gli occhi torcendo la bocca sciabbiosa. Aprì gli occh( d'un celeste chiaro, perlaceo. «Belli! Celesti! Come mia madre .... Belli! Oh Dio, guarda .... ride, à fatto un risino )). E infatti lo stiramento della bocchina poteva sembrare un riso. « A fatto un risino a sentirsi dire che à gli occhioni belli .... la civettina, di già!)). E Beatrice vide un ditone della grossa mano pelosa titil– lare la bazzina che sembrava della materia di certi vermi grassi ; e al titillamento la bimba aprire di nuovo gli occhi con quello stira– mento della bocca che pareva un risino. Romualdo non si contenne più. cc Dàmmela, dàmmela un poco anche a me : l'ài tenuta finora ' tutta per te : ora la voglio un po' io)). Beatrice gli porse la bimba e egli se la prese con un amore e una suggezione, con una sospensione di respiro e una riverenza, come il vecchio re Baldassarre ricevette nelle sue tremule braccia l'allora nato Gesù: lo stesso amore, lo stesso tremore: la vita nuova che salva e redime l'antica. E di più il senso della stessa carne: della paternità della carne. Romualdo ten_eva la bimba accosto al suo cuore contemplandola coi lucciconi BibliotecaGino Bianco
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