Pègaso - anno III - n. 11 - novembre 1931
576 U. Betti tura, senza più occhi né volto, si aspetterebbe di sentire parole in– certe, fioche, e si resta sorpresi sentendo quell'accento acre, pieno di livore. Anche l'ometto olivastror specie quando fa le sue critiche sulla gente di fuori, ghigna con una smorfia proprio agra, spu– tando ogni tanto saliva gialla. Queste persone di fuori, che pas– sano d:wanti alla panchina con un passo sgarbato, quasi borioso, i malati le guardano come gente antipatica, d'un'altra razza. Quale sarà la causa? Il cartolaio, seduto anche lui col sole sulle mani, ci pensa. Però prova un riposo, quasi una confidenza, quando si sente a fianco, come adesso, altri malati, tutti come lui, senza nes– sun estraneo. Poi suona la campana del pomeriggio, nella corsia entra Mi– chele portando per mano l'altro figliolo, Ferruccio, che ha cinque anni ed è assai intimidito, benchè sia già la terza volta che viene. A :stento il padre, con la sua mano gonfia, riesce a fargli alzare la faccina, forse perché è imbarazzato nell'abituccio nuovo, rigido, fatto a crescenza. Anche il giovanotto-ha un vestito nuovissimo, che sa di ferro. Si dimostra assai premuroso, fin troppo, con un fare da figlio mod-ello. Anche lui riferisce, con un accento falsamente dimesso, che le cose in bottega vanno benino in complesso; trova anche lui che il babbo ha un aspetto eccellente; non già che sia guarito, questo no, anzi si deve riguardare. - Lo ha avvertito la madre, - pensa il malato. Sarà forse per questo, sarà forse per quell'aria domenicale che ha addosso il giovanotto, piuttosto teso nel vestito nuovo, del quale ogni tanto ripassa uiia piega; sarà per quell'odore di barbieria, per quella faccia rossa un po' sudata; insomma il padre si sente a poco a poco riempire d'irritazione. Eccolo lì, non trova più ar– gomenti. Probabilmente lo aspetteranno gli amici, in qualche caf– feuccio; certo, ha voglia d'andarsene. Forse il ragazzo non se .ne accorge nemmeno ; ma il padre lo capisce da come ha mosso la gamba, da come ha inghiottito la saliva: il ragazzo è impaziente, vorrebbe andarsene, è così. E perché è così? Qual'è il significato di tutto questo? Il malato, che ha ·alzato gli occhi verso la :finestra, dove il sereno incomincia a prendere un che di pensieroso, di lon– tano, si sente d'un tratto triste, si china verso il bambino pren– dendolo per una manina. Sente che la piccola mano fa una legge– rissima resistenza; nemmeno il bambino se ne accorge di questo; anche questa volta è solo -lui, il malato, che se ne accorge. Fa, come se scherzasse : - Non mi vuoi più bene, :B'erruccio? Ferruccio fa di sì, che gli vuol bene; ma intanto si tira un po' addietro; appena appena, forse perché sente qualche cosa nella voce del papà, for~e perché è tanto tempo che il papà non viene più BibliotecaGino Bianco
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