Pègaso - anno III - n. 11 - novembre 1931

Poveri 575 _è solo, si osserva a lungo una mano, gonfia e tuttavia pallida; op– pure un piede: azzurrognolo, sformato. - Sembreresti guarito, a guardarti, - insiste cautamente la donna, pentendosi subito dopo. Il malato rammenta che lui pure, ·una volta, se la sbrigava nello stesso modo. Era un parente lontano, ora morto, che gli capitava in bottega a lagnarsi del suo fegato con la sua vocetta noiosa. - Sono idee, zio; avete una cera bellissima. - Guarda di soppiatto la donna, e gli par quasi di vede1·lo per la prima volta, quel volto, con qualche cosa, qua e là, di legnoso, di cattivo. Ecco, questa è sua moglie, con cui ha vissuto e dormito tanti anni. Gli sembra di capire che non si sono mai voluti bene. - Per sottrarsi al silenzio la donna ha preso a dire di Michele, il ragazzo, che verrà dopo pranzo (per via della bottega); che in bot– tega ha criterio, ma è un po' svagato, gli fa difetto la pratica. Il malato, che finge d'osservarsi un'unghia, ha capito da un pezzo che il ragazzo, invece, fa benissimo. Forse in casa già pensano che sarebbe un gran bene se lui, il padre, ormai lasciasse fare il ra– gazzo, che ha più garbo. Forse la donna teme che lui indovini. Sarà forse per questo che tutti e due fanno in modo di non incontrarsi 'con gli occhi. Persino i gesti inutili che fanno con le mani, per accomodare una piega del letto ; persino il modo come stanno se– duti, come battono le ciglia, fanno capire che in tutti e due c'è qualche cosa, un malessere. - Va' pure, Maria. FJ tardi. _La dÒnna s'alza, forse con sollievo. Il malato è solo. Nei giorni di sereno, sulle panchine fuori dai padiglioni, c'è sempre qualche malato, chi zoppicante, chi fasciato anc6ra. Gene– ralmente non sono convç1,lescenti; è gente che sta lì da rriesi e mesi per dei malanni « che non si risolvono)); e perciò non parlano quasi mai delle loro malattie. Discorrono dei processi leggendo ad alta voce dei brani di giornale, parlano dei dottori che hanno un modo brutale; oppure delle suore, che usano parzialità; oppure di un malato della chirurgica cui han rubato due lire sul comodino; op– pure di una infermiera notturna della oftalmica che è stata sorpresa con un malato nel ripostiglio delle medicazioni. C'è un mingherlino olivastro dai denti da cavallo, che deve avere il corpo, sotto i panni, tutto bendato e manda· sempre un odore acutissimo d'acido fenico. Qualche volt~, accompagnano fino alla panchina, e poi ve la la– sciano, una ragazza di carnpa,gna, di cui si vede solo il mento e la bocca sotto una calotta di fasce che le copre tutto il resto del capo. La ra~azza si dà a tutti, malati ed anche infermieri, giù nel depo: sito del carbone accanto ai caloriferi, perché dice che è certa d1 restar cieca. Quando si apre quella bocca carnosa sotto la fascia- BibliotecaGino Bianco

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