Pègaso - anno III - n. 11 - novembre 1931

574. U. Betti - Io vorrei.. .. vorrei. ... - fa la donna a voce bassa guardandosi intorno come stordita. - Mi sento un po' stanca,. - bisbiglia d'un tratto quasi fra sé, pensierosa. Raccatta in fretta la sua roba, scende le scale, si sente battere la porta. È l'a,lba. LA DOMIJJNICADE,I MALA'l'I. Gli ammalati sfebbrati che hanno riavuto gli abiti cominciano a vestirsi appena passato il dottore, fermandosi ogni tanto a ripo– sare con un leggero affanno, specie dopo messe le scarpe. Una volta vestiti, però, anziché alzarsi in piedi, restano lì un po' pal– lidi, con le mani sulle ginocchia e gli occhi a terra, quasi pentiti d'essersi levati dal letto. Poi arrivamo i parenti portando gli aranci, i fazzoletti lavati, che mettono sul comodino di ferro, fa– cendo in là le boccette giallognole, col solito gesto. Vuomo che ora siede di fi!l,nco alla finestra è nella corsia da molto tempo; ha veduto traverso i vetri i rami neri di dicembre, poi le nevi, ora vede il cielo turcb,ino dei giorni _diPasqua, con qual– che fiocco di nuvola. La moglie, che .è venuta a trovarlo e siede accanto a lui, ha nel parlargli un tono come prudente. - L'aspetto è buono, buonissimo. Infatti, benché pallido, l'uomo sembra ingrassato, specialmente oggi con la barba fatta. - Sto benissimo, sì, - fa lui con la voce leggerissimamente rauca, guardando verso il muro. - Non dico questo. Certo ! Ti devi riguardare, - si affretta 1~ donna. ,Sùbito dopo, levandosi dei peluzzi dalla gonna nera, prende a parlare della car.toleria, spiegando che hanno in animo di far riverniciare la mostra. Ma parla solò' per dire qlialcosa: lo capisce benissimo che lui non si interessa, benché finga. · Nei primi tempi della malattia era diverso ; il cartolaio si rivol– tava per ore ore, la notte, pensando alla bott,ega. Poi s'è aggra– vato: c'è stato un periodo confuso di giorni e notti passati ranto– lando, a bocca aperta, perché non può respirare, perché gli tocca di morire. Quando ha ricominciato a guardarsi d'intorno, a risen– tire le voci, i discorsi, è sembrato cambiato, quasi distratto, come . se ascoltasse non quello che gli dicono, ma un'altra cosa, dentro. (Come se qualche cosa dormisse, dentro, ma con un sonno leggero; e bisogna far piano). La cartoleria, i viaggiatori, la mostra, tutto è riemerso stranamente sbiadito, superfluo. Qualche volta, quando BibliotecaGino Bianco

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