Pègaso - anno III - n. 11 - novembre 1931

Le Biblioteche italiane 567 Napoli che ha sede nella stessa antica Reggia ? Io credo dunque che ci sia modo (come si sta facendo, per iniziativa del Salvagnini, alla Universitaria di Bologna) di poter conservare tutto il vecchio bello, e aggiungere tutto il nuovo necessario e coordinare sapien- '. temente l'uno e l'altro si da darci un insieme che è moderno e pratico e non disturba il nostro glorioso passato. Ma a Roma bisogna fare il nuovo Palazzo. Roma deve avere la sua Biblioteca Nazionale (non parliamo della Vittorio Emanuele II che non ha diritto, nelle condizioni disgraziate in cui si trova, a questo appellativo), la biblioteca degna della capitale italiana, una biblioteca che assomigli per qualche lato alla Deutsche Bucherei, o possa gareggiare colle nazionali della Francia, della Germania, dell'Inghilterra. Là ci vuole il palazzo nuovo, e un palazzo gran– dioso, sontuoso, degno di Roma e del Regime. Lo Stato fascista sa e può farlo, come per il Littoriale a Bologna, come per il Foro Mussolini a Roma. Accanto alle palestre Roma poneva sempre la biblioteca; lo faccia anche il FaRcismo nel nome dì Roma Madre. VII. Accanto al dovere dello Stato c'è il dovere di coloro che sovrain– tendono alle biblioteche. Esse fioriranno, nonostante gli aiuti an– che cospicui che possano venire dalla società o dallo Stato, solo ad un patto, che i dirigenti portino tutta la loro anima, il loro sforzo, e siano conscii 1ion solo del problema, ma di ciò che si vuole otte– nere e a quali conquiste .portino l'opera e l'amore. Di una biblioteca la parte che•ha maggiore importanza è l'uso pubblico, e questo è in diretta dipendenza del bibliotecario e dei funzionari addetti alla biblioteca. Il pubblico studioso deve essere sempre in cima al pensiero del bibliotecario, ed essere il suo orgo– glio; o, se non si vuole arrivare a tanto, sappia almeno il biblio– tecario essere sua missione quella di contentare il pubblico, di an– dare ad esso incontro, di favorirlo nella ricerca, di consigliarlo nelle sue indagini, di aprirgli (per dire cosi) i libri della biblioteca, che sono veramente preziosi e recano dei servigi meravigliosi, ma ad un patto, che si trovino, si vedano, si scelgano, si sappiano acco– stare; e per tutto questo è veramente preziosa l'assistenza dei fun– zionari della Biblioteca. Ci vuole (lo so) tempo, pazienza, cultura, un senso di trasporto spirituale entro l'anima dello studioso e sopratutto interessamento a tutto ciò che è oggetto, per parte di esso, di studio. Chi non si intona con lo studioso, non gli sarà mai utile. Chi non sa che ogni indagine ba la sua importanza, anche quella che può apparire, a un dotto arcigno, o leggera, o vaga, o inu– tile, è chiuso in un suo piccolo mondo e non conosce o non vuol co- bliotecaGino Bianco

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