Pègaso - anno III - n. 11 - novembre 1931

56H A. Sorbelli , VI. Una grave deficienza per le nostre biblioteche (e ripeto che nostre vuole dire tutte le centinaiai di biblioteche italiane aperte ç1,lpub– blico, siano le poche e molto importanti dello Stato, siano le molte anche se modeste dei Comuni) è rappresentata dallo spazio. IIi tutte o in quasi tutte è manchevole. Fenomeno del resto naturale, perché le pubblicazioni sono di molto aumentate e perché il bisogno della cultura si dimostra sempre più sentito e acuto col progredire della civiltà e colla elevazione del tenore di vita dei cittadini; fenomeno naturale come quello delle città le quali si ingrandiscono sia perché la popolazione cresce, sia per il desiderio di inurbamento che ha preso tutti furiosamente in questi ultimi decenni. Ora, di fronte al fenomeno dell'aumento della popolazione e dell'inurbamento, si costruiscono case; sarebbe ovvio pensare che anche per le biblio– teche, dato l'enorme aumento della produzione libraria e dell'in– gresso della suppellettile, si costruissero locali nuovi adatti per i nuovi inquilini. Invece niente di tutto questo. Di edifizi nuovi per biblioteche ho visto quello di Padova, oramai già vecchio e comun– que non un modello, quello della bella Biblioteca civica di Torino, e pochissimi altri. C'è in costruzione un edifizio grande, anche se non adatto a biblioteca, quello di Firenze, ma poveretto è divenuto vecchio nel crescere .... Non giungerà a compimento (e vorrei sba– gliarmi); ma se arriva, arriverà decrepito, e cioè sarà il campione dell'edilizil1 bibliotecaria di un altro .... secolo : si pensi che il pro– getto è appunto del 1890. Si badi, non sarò io a volere per ogni biblioteca, e quindi per ogni città, una costruzione nuova; peggio se di quelle modernissime e novecentissime sagome cubiche e rettangolari, con apertul'e impos– sibili e con un complesso che non si pv.ò guardare senza offesa degli occhi. Io voglia anzi che si conservino, per l'Italia, che fu la prima a fondar biblioteche, e le costruì solenni, anzi maestose, ·degne cioè di quella gran sovrana che è la Scienfa e di quella profonda espressione che è l'anima di un popolo, i vecchi palazzi fin dove è possibile, e per tutto ciò che di utile hanno. La parte non essenziale si può riformare e si può far luogo a ingrandimenti e ad aggiunte, . le quali, intonandosi coll'antico, consentano, anzi rendano agevole, un più moderno servizio della Biblioteca, in guisa che l'istituto dia di meglio con minore impiego di energia e di tempo. Ohi. oserebbe rinunciare ai magnifici, ampli e artistici salÒni delle Biblioteche Casanatense e Angelica di Roma, Palatina ~ di Parma, Berio di Genova, Marciana di Venezia, Archiginnasio e Universitaria di Bologna, Laurenziana e Marucelliana di Firenze, Nazionale di Bibliote.caGino Bianco

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