Pègaso - anno III - n. 11 - novembre 1931
Le Riblioteche italiane 565 e cataloghi fondata da Ferdinanqo Martini, collezione la quale aveva cominciato a dare buoni frutti. Di pubblicazioni collettive bibliografiche_ da parte delle biblioteche o col concorso dello Stato nulla più, all'infuori di qualche statistica non sempre ben con– dotta. Se qualcosa in questo campo si è fatto, devesi sempre ad iniziativa privata. In tutti gli Stati ci sono a stampa i cataloghi o inventari dei manoscritti contenuti nelle varie biblioteche pubbliche; bellis– simi gli esempi della };'rancia, dell'Inghilterra, della Germania, e tutti fatti o promossi dallo Stato o dalla direzione centrale delle biblioteche. In Italia c'è sì la magnifica collezione degli « Inventari dei manoscritti delle bibliotec·he d'Italia>> che il Mazzatinti fondò e condusse al tredicesimo volume, e che il sottoscritto per merito di valorosi e volonterosi colleghi ha ormai, in breve tempo, fatto giun– gere al cinquantesimo; ma tutto ,è iniziativa privata : autori e edi– tore, e lo Stato o la direzione generale delle biblioteche non danno un soldo! Si vuole un esempio della premura con la quale si trattano e conducono innanzi le stesse deliberazioni ministeriali ? Il più tipico è quello dell'Indice degli incunabuli d'Italia, proposto al Congresso della Società Bibliografica nel 1909, con fervore di discussione, allo scopo di recare un sussidio bibliografico di prim'ordine, e anche di inventaria,re, per così dire, il prezioso materiale, che ogni giorno, per l'azione in ispecie dei privati, può passare le Alpi è gli Oceani. Elencati gli incunabuli in un tal indice (non il Catalogo descrittivo, di cui aveva già iniziati i lavori 'la Commissione berlinese del «O"esamtkatalog>>), sarebbe stato difficile continuare nella, sottra– zione e nella spogliazione giornaliera delle biblioteche e librerie pubbliche e private italiane; senza dire che 1'ltalia avrebbe potuto mostrare un lato della sua ricchezza, quello della cultura, la più significativa delle ricchezze! Il ministro Rava, con un decreto, volle tale Indice, fu nominata la Commissione, questa preparò tutte le modalità, ma dalla burocrazia centrale non fu mai chiamata a compiere il lavoro stesso. La proposta è rifatta a Roma nel 1928. Il ministro decreta di nuovo l'Indice, anche per savio consiglio e merito della attuale Direzione generale delle Biblioteche, conscia dell'importanza e urgenza dell'opera (che con pochi volonterosi potrebbe compiersi in breve tempo e con modesta spesa) ; si nominò da tempo la Commissione : ebbene, la Commissione che doveva co- • minciare sùbito l'opera sua, non è ancora stata convocata! Eppure, nonostante la mancanza dell'esempio, del conforto e del riconoscimento delle particolari benemerenze, abbiamo non pochi bibliotecari che, con disinteressato amore, dedicano il poco tempo che rimane dalle quotidiane fatiche a lavori bibliografici che recan decoro al paese e salvano la tradizionr delle biblioteche italiane .... Bibliotèca Gino B~anco
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