Pègaso - anno III - n. 11 - novembre 1931

Le Biblioteche italiane 559 prevalso sino ad ora questo sistema, di vedere solo le biblioteche governative, e di lasciare da parte le più che sono le altre, che ho sentito degli U01:fiinipolitici e alti funzio11ari parlare delle nostre biblioteche) alludendo a quelle dello Stato, qua.si eh.e quelle degli altri non giovassero a nulla, mentre esercitano la stessa funzione delle governative, ma in una forma più ampia e diffusa, perché sono in quasi tutte _lecittà e vengono quindi a correggere le strane parzialità della distribuzione causale delle biblioteche governative, che lascerebbero, come sopra vedemmo, regioni intere senza biblio– teche. Si era giunto purtroppo a tanto nella distinzione, che fino al– l'anno scorso esistevano due associazioni professionali, una dei Bi– bliotecari dello Stato e una fiorente dei funzionari delle biblioteche comunali, la quale ultima tenne recentemente due notevoli con– gressi, a Padova e a Bologna, in cui si trattarono esaurientemente, e con vivo interessamento anche del pubblico, la maggior parte dei problemi tecnici riguardanti le biblioteche nostre italiane. Per for– tuna lo sconcio è terminato, e da un anno abbiamo l'Associazione ita-· liana dei bibliotecari, che ovviamente li comprende tutti, statali e co– munali: rispondenti alle stesse finalità, sacerdoti di una stessa fede. Nessuna riforma o discussione sulle biblioteche, nessuna grande legge vitale sulle medesime potrà mai esimersi dal considerare le biblioteche tutte e recare provvedimenti che a tutte si riferiscano. Non si -è tenuto mai conto che Scuola e Biblioteca sono stretta- . mente legate, e che perciò quel che lo Stato ha fatto per le Scuole deve fare armonicamente per le Biblioteche. La tendenza attuale per le scuole è la regificazione degli Istituti di istruzione media (non parlo delle scuole elementari. che ormai, e logicamente, dipendono tutte dallo Stato, anche presso le città a cui da prima fu lasciata la gestione autonoma) o almeno la parificazione. Ora appar chiaro che altrettanto conviene fare per le biblioteche. Lo Stato, a certe determinate condizioni, e col consolidamento delle spese sostenute !,lino ad ora dai Comuni, può procedere alla regificazione di talune biblioteche, o le più importanti, o quelle poste nei capoluoghi di re– gioni che ancora biblioteche non hanno, o con quei criteri che il Ministero escogiterà. Altre, che bene funzionano, e per le quali i Comuni impostano nei loro bilanci una somma discreta, e che hanno un notevole materiale bibliografico, debbono essere parificate alle regie, con quei criteri che sovraintendono alla parificazione delle scuole, dando quindi e al personale addetto a tali biblioteche, e a coloro che se ne servono, còndizioni di parità, entro quei limiti e con quelle differenze che fossero suggerite dalla importanza mag– giore o minore delle biblioteche. Solo in tal modo si avrebbe qualche cosa di organico. Ora, è ben vero, le biblioteche comunali, e anche di istituti e di privati, sono ammesse al prestito colle governative; . ma il tutto è così poco ben regolato, che alcune biblioteche comunali, ibliotecaGino Bianco

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