Pègaso - anno III - n. 11 - novembre 1931
556 , A. Sotbelli delle medesime. :m ovvio che, se grande era il numero, relativamente poche furono le biblioteche che poterono vivere, e cioè funzionare, con pubblica apertura, orari, impiegati ecc. , Difficoltà maggiore è quella della distribuzione topografica e clas– sificazione delle biblioteche pubbliche, sopratutto di quelle dello· Stato. Il Governo italiano dovette dichiarare di Stato o governative quelle che governative erano presso i singoli stati italiani; anzi per riguardo alle capitali degli stati maggiori unificati, si stabilì di chiamare «nazionali)) te rispettive, biblioteche; quindi avemmo, con tale denominazione, quelle di Torino per il Regno di Sardegna, di Venezia per il Veneto, di Milano per la Lombardia, di Firenze per il Granducato di Toscana, di Roma per lo Stato ponti,ficio, di Na– poli e di Palermo per le Due Sicilie. E quasi ciò non bastasse, si crearono ben due biblioteche « nazionali centrali)), laddove era lo– gico ce ne fosse una nella capitale. Ma anche a questa incongruenza non poté ovviarsi, allora, per mille difficoltà, non ultima delle quali quella che a Roma si poté andare soltanto nel 1871. :È stato notato da molti, e giustamente, che per la distribuzione delle biblioteche governative, ci troviamo di fronte alla più stridente situazione, alla quale non è stato apportato alcun rimedio in tanti anni di governo : che alcune regioni hanno parecchie biblioteche, mentre la maggior parte non ne hanno nessuna. Basti pensare che in tutto il mezzogiorno ci sono di governative solo le biblioteche di Napoli; e che le Marche,-l'Umbria, l'Abruzzo, ne sono prive. D'altra parte non bisogna dimenticare le gravi .difficoltà c·he si incontrerebbero a congloba,re talune biblioteche e a sopprimere altre. Ognuna di esse ha lontane tradizioni, di cultura e di civiltà, sì che non si può logicamente sopprimere o :-;postare, giacché spo– stata non avrebbe più quel valore; ed ,è anche. da tenere presente che non converrebbe, negli stessi rispetti della storia nostra, toglier~ quelle testimonianze tradizionali di cultura che fiorirono in· Italia, attraverso i secoli, anche in piccoli centri. E lo Stato· non poté d'altra parte appigliarsi all'unico provvedimento che gli rimaneva, di creare biblioteche statali, o pubbliche, nei luoghi importanti o nelle regioni che ne erano senza; perché qui urtava contro le dispo– nibilità finanziarie e anche contro il fatto che nessuno degli uomini politici italiani si è mai a fondo interessato delle biblioteche e non ne ha mai valutata, come si conviene, la importanza. Praticamente, siamo ora, nel 1931, nelle stesse condizioni in cui eravamo all'indomani della nostra unità nazionale nel 1861 :. molte biblioteche, mal distribuite, tutte aventi un interesse 1 ma nessuna the sia grandiosa, compiuta, che raccolga il sapere della nazione, che sia degna dell'Italia, del paese ci,oè della cultura e delle biblio– teche per eccellenza. Noi non abbiamo una Biblioteca nazionale nel vero senso <folla pa,rola ! BibliotecaGino Bianco
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