Pègaso - anno III - n. 11 - novembre 1931

544 M. Moretti quasi nulla o tutt'al più va in cima alla palizzata a guardar col binocolo. E ora la povera Barabina,, oltre che dell'uovo di struzzo, aveva anche la responsabilità del binocolo. « L'è un destino>>, diceva, e_qu!l,lche volta si prendeva il gusto di far deviare il suo :fiumiciattolo. Era una lieve fantasticaggine, ma non aveva nulla da rimproverarsi ché non sognava poi cose strambe. Chiedeva molto, come variante, al destino se s'immaginava seduta sull'uscio a far la rete, con ai piedi un esercito d'ossidi sep– pia?. La rete è più rada e men rada, è per il pesce grosso e per il pesce minuto, e il quadrato più :fitto sta in mezzo. Una rete a bi– lancia, nuova e chiara, prima d'esser tinta col decotto di corteccia di pino che.pare uno stufato mica male, lei la porta nel viale dove non c'è nessuno a quest'ora, e poi la stende da albero a albero come sospesa alle quattro branche del «ragno>>: e ragno è lei stessa che entra nella r~te pel vaino del quadratino aperto a cucirvi il fondo più spesso. Naturalmente immagina che il suo uomo appartenga alla barca, fortunata a cui non successe mai nulla di tante che per– dettero tutto in certe notti di bora e d'inferno, ed abbia proprio -il nome di «fortunata)) perché tutto succede all1altre e a lei nfente. Ma l'è un destino : si mangia col mare. Mettersi in Quarnero di notte con una barca a vela, l'è un destino. E poi, stare attenti alla luna. Luna in piedi, marinaio sdraiato; luna sdraiata, marinaio in piedi; il che vuol dir qualche cosa : che quando, se ben ricorda, il quarto di luna è diritto non s'ha da aver paura del tempo, ma che quando pencola e ghigna il maledetto quarto di luna allora; sì che il maiale di mare deve stare all'erta come una sentinella e pensare· alla barca e alla vita. Perché van sempre insieme la vita e la barca, e l'è un destino, l'è un destino anche questo. Immagina pure che il maiale di mare suo marito sia spesso ta– citurno quasi più del parcenévolo che ha tanti numeri in testl:l,,· e son tutti su per giù i numeri del suo taccuino, e qualche volta bestemmii forte e, si ca.pisce, più assai del parcenévolo che, con tutto quell'oro addosso, educazione deve sempre portarne di più. Quanto a star zitto, il marinaio lo impar'a dal capobarca che parla poco anche in terra; e quando è in casa accigliato, il capobarca è lui e 110n c'è niente da dire. Quanto all'educazione, il marinaio ri– sponde, e ha ragione lui poveraccio : « Come ? Lo strapazzo, il pe– ricolo, il pesce che non c'è più, i delfini che rompon le reti.. .. e poi l' educazione ? >>. Senza l'educazione, ci son le bestemmie, c' è il vino, ci son le mani che pesano e, - chi non lo sa ? - il marito bastona la moglie come la mad:r:e il bambino. Basta non ammazzare~ questo sì. La Barabina ammette anche le botte, lei che non è. stata toccata con un dito, perché l'educazione in :fin dei conti bisogna la– sciarla a « quelli del sol~no >> che sono i signori. Qualche volta, sempre fantasticando, la Barabina metteva anche Biblioteca Gino Bianco

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