Pègaso - anno III - n. 11 - novembre 1931
S. GUERRERA, Poesie 633 SERGIO· GUERRERA, Poesie: - Corbaccio, Milano, 1931. L. 8. - Questi poeti morti giovani sono tutti eguali, - mi disse un amico con indifferenza, restituendomi il libro. Mi sorpresi poco dopo a ripensare a cotesta frase che mi dava la chiave di un fatto poetico abbastanza singolare. I poeti morti giovani (penso a casi recenti, non a tutti, e non a classici esempi) non si ricono– scono solo in quanto essi partecipano della zona grigia, indifferenziata della poesia potenziale o della pseudo-poesia. È H caso più frequente, e quello che meno interessa qui. La somiglianza che ci colpisce si avverte in poeti che per qualche lato si levavano a.I disopra del generico, ma che il présentimento, sia pure inconscio, della morte sembra avere spinto a una frettolosa e parziale fioritura favorita dal sole illusorio di una precoce primavera . . Perché avviene questo ? E sia pure nebbia e inverno il carattere ùi tante a,dol,escenze difficili, non è della gioventù la poesia? Non è l'uomo in quanto poeta (e lo pensava anche il Leopardi) « stampato » tutto nei suoi anni giovanili ,senz'altra possibilità che di repliche o di doppioni ? È vero; ma vero nel senso che la giovinezza, ,prolungata poi dalla memoria e dalla nostalgia, ,è nella vita dell'uomo la fonte unica e sola– dell'imaginazione, del sentimento poetico. Meno vero nell'ovdine dello stile, che richiede virilità d'impegno, rinunzia, e in una parola maturità. Ora, si dir,ebbe che questi giovani destinati a un immaturo distacco ab– biano a comune uno stile da sonnambuli. Camminano senza saperlo sul- 1' orlo di cento precipizi, fondono o tentano di fondere elementi discorùi che farebbero paura ad artisti di esperienza consumata,; e le loro parole non hanno peso né radici. Poesia di limbo ~he vive un attimo in noi, solo se integrata da una umana comprensione, e poi dispare o resta solo in quanto segno d'una sorte sacrificata,. Meno schietto di Corazzini, Sergio Guerrera non ha la fortuna di lasciare una lirica come Dianora, di Luisa Giaconi; né raggiunge l'evanescente magìa di qualche strofa Ji F~usto V.alsecchi. Pure ho nominato i suoi fratelli di poesia e di destino. Di lui ci dice qualcosa, non molto, Ismaele Mario Oarrera che ne La raccolto amorosamente le reliquie. Siciliano, venuto a Milano giovanis– simo con una presentazione del De Roberto a Fracchia, lavorò come modesto impiegato alla prima Fiera Letter(JJria e all'« Alleanza del Li– bro)), e morì poco dopo (due, tr-e anni?) senza aver dato quasi nulla del molto o del poco, che poteva promettere il suo ingegno. Ingegno ti_picamente moderno, viziatissimo e candido, libresco e in– sieme spontaneo. Da quanta esperienza, letteraria il Guerrera fosse sor– retto mostrano sùbito le « Quasinovelle >> che aprono il libro, oscillanti senza equilibrio e senza rimedio tra la gregueria e il poémetto in prosa di tipo mallarmeano. Qui nulla si salva, se non il fondo ingenuo, la candida e appassionata convinzione con la, quale è tentata un'impresa che a dir poco può definirsi disperata. Anche la terza parte, - in versi francesi: Mains de passe, - riesce negativamente interessante in quanto ci documenta intorno al persistente influsso del simbolismo francese su alcuni temperamenti ai quali non è possibile in alcun modo di riattac– carsi a una nostra recente tradizione. In questo senso Sergio Guerrera bliotecaGino Branco
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