Pègaso - anno III - n. 11 - novembre 1931

Verdi intimo 631 l'irriducibile misoneista D' Arcais) rincalzava quattro anni dopo a pro– posito dell'insuccesso del Rienzi a Parigi : « Già saprai il nuov~ fiasco dell'amico Wagner. La musica dell'avvenire ,è già passata, e passerà nel modo medesimo la pittura e la scultura dell'avvenire, delirio di pazzi o scusa d'impotenti ». E, con sintomati,ca frequenza risorgeva nelle di– scussioni e nelle lettere il fantasma della melodia, ahzi il problema fon– damentale che consiste nel definirla e nel saper esattamente che cosa essa - sia. Quante opere musicali sono state osteggiate e svalutate per la pre– tesa (ma non dimostrata) mancanza di melodia: sopratutto in Italia dove il melodismo ce lo ritroviamo dinanzi, condito 'in un modo o nel– l'altro, .tutte le volte che qualcuno si crede in dovere di difendere la tra1dizione. « Bada bene, - scrive Verdi il 25 luglio 1871, - che melodie sono per esempio il coro dei Bard·i, la preghiera. del Mosè, ecc., e non sono melodie le cavatine del Barbiere, della Ga,zza Ladra, della Semvra– m·ide ecc. eoc. Cosa sono, dira,i tu? ... Tutto quello che vuoi, ma certa– mente melodie no: e nemmeno buona musica!. .. ii. E poco dopo: « Nella musica vi è qualche cosa di più della melodia: qualche cosa di più del– l'armonia: vi è la musica! Ti parrà questo un rebus! )'[i spiego, Beethoven non era melodista, Palestrina non era melodista! Intendia– moci, melodista nel senso che intendiamo noi J>. E nella lettera del 16 aprile 1873 da Napoli, subito dopo aver scritto il quartetto « nei momenti d'ozio)), ritorna sull'argomento: « Come resta a decidere .... cosa' s'intende per melodia, per armonia ecc.... Per esempio se qualcun ti dicesse che gli antichi non sapevano cosa fosse melodia e prima di tutti Palestrina; che nel Barbiere di Siviglia, a parte « Ecco ridente in cielo J> non vi è melodia .... solfeggio si, melodia no .... cosa parrebbe a te, una gran bestemmia? ... ii. Affermazioni sulle quali si potrebbe dis- sertare a volontà, per giungere poi alla conclusione che ciascun musi– cista intende a suo modo la melodia, l'armonia, e via dicendo, nel loro concreto, cioè come forma della sua espressione; a questi astrat– tismi, del resto, si opponeva, Verdi non molto tempo dopo, cli ritorno <la un viaggio attraverso all'Europa,, trovando con rpa,role di equilibrio una cli quelle formule conciliative nelle quali tutti possono accordarsi: « .... Chi vuol essere melodico come Bellini, chi armonista come Meyer– beer. Io non vorrei né l'uno né l'altro, e vorrei che il gioyane quando bi mette a scrivere, non pensasse mai ad essere né melodista, né armonista, né realista, né idealista, né avvenirista, né tutti i diavoli che si portino queste pedanterie .. La melodia e l'armonia non devono essere che mezzi nella mano dell'artista per fare della Mit8ica,, e se Yerrà un giorno in cui non si parlerà più né di melodia né cli armonia, né tli scuole tedesche, né cli pa,ssato, né cli avvenire ecc. ecc. ecc. allora forse comincerà il regno dell'a,rte ii. Ma se diffida del teorizzare, non rinuncia a quella curiosità, a quel– l'interessarsi a tutte le manifestazioni dello spirito umano, ch'è proprio dei più alti intelletti d'ogni tempo e luogo; e se incita a tornare al pas– sato ed a venerare quei maestri, non rifugge dal presente, anche se non lo soddisfa appieno. Della attività dei suoi colleghi, grandi e piccini, si tiene al corrente e sulle opere cli ciascuno dice quel che pensa. Verso . il Boito è sempre severo e talora anche ingiusto ; ma gli clavan fastidio lioteca Gino Bianco

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