Pègaso - anno III - n. 11 - novembre 1931
/ Verdi intimo. opere di Verdi, si sente che, in fondo, il cuore è tutto quanto per le opere meno «~volute>>, a, quella infine, estremistica, lirica e non ~ritica 111atutta.via piena, di significati, di un Bruno Barilli, per cm, nel Falstafj « il fuoco non è più che cenere calda» e Ver-di vi « ha versato con circ~spezione gli ultimi spiccioli del suo genio e le melanconiche te– nerezze della sua veri;e discreta e senile >>. - Questo che non è poi altro che il problema della personalità arti– stica di Vel'di, non mi pare sia stato sufficientemente approfondito nei recenti saggi di letteratura verdiana,: né nell'agile volumetto del Bo– na via né nell'abbondante monografia del Toy,e, l'uno e l'altro tuttavia commendevoli per qùalche riguardo, né nella diligente, utilissima fatka cli Carlo Gatti, ch'è il più ricco repertorio biografico a nostra disposi– zione ma che cli proposito si astiene dalla critica, delle opere. Cosi pure, essenzialmente biografico è il contributo che a questa letteratura porta • il carteggio Verdi-Arrivabene, testé pubblicato integralmente (per quanto è stato possibile) a cura di Annibale Alberti; notevolissimo contribu-to, anche dopo la conoscenza non solo dei Copialettere ma dei carteggi con la l\fa . ffei, con Léon Escudier, con Camille Du Locle, con Maria Waldmann, come quello che più degli altri ci fa penetrare nell'intimità dell'animo del Maestro, ci rivela d'improvviso certi atteggiamenti del suo carattere, certi suoi modi cli pensare, e non soltanto intorno alla musica, con un'immediatezza ed una schiettezza ch',egli usò soltanto con pochissimi eletti amici. Verdi non fu davvero que,l che si dice un epistolografo: schivo per natura dal confessarsi altrui e dal ragiona.re delle cose dell'arte, gli accenni al suo pensiero artistico son ra,pidi, se nza perifrasi e senza rifi– niture, come sentenze in forma piana ma decisa, e perentoria, da non ammetter repliche. Si ?i che per lui, - e spesso lo dice chiaramente e sempre lo lascia intendere, - tutte le discussioni, considerazioni, polemiche intorno all'arte in, genere ed alla musica in particolare; son cose da pel'ditempo, che giovan a poco o a nulla e che sopratutto per U creatore servon più a cònfon.dergli le idee ed a, farlo incespicare, a,nzi che a sorreggerlo e ad illuminargli la via. Quante volte, sotto una forma o l'altra, si compiace cli affermare che il compositore deve fare e non parlare; sì che ci vien fatto di cl,edurne che per lui c'era, poco d'aspet– tarsi di concreto e di buono da quei musicisti che troppo arzigogolavano intorno ai modi dell'arte (di filosofia çlell'arte e d'estetica, allora non si parlava ancora correntemente com'oggi si fa). ln fondo non è escluso che l'antipatia ch'egli ebbe per Wagner, a.Imeno sino ad un certo punto fosse dovuta in parte alla pletora di scritti che il musicista tedeseo aveva diffuso e seguitava a diffonder per ogni parte del mondo civile, al troppo filosofeggiar di lui; l'antipatia istintiva dell'uomo deJla campa-gna per il dotto e sentenzioso uomo della città; la diffidenza di chi attende tutta la vita a una sola bisogna verso chi s'occupa di troppe cose ed in troppi campi vuol seminare e raccogliere. , Le lettere di Verdi si senton sempre scritte a penna corr.ente • lo stile è quello del discorso parlato, senza fronzoli letterarii ; il linguaggio franco, aperto, a volte brutale ; pane al pane, vino al vino s,enza reti- . ' cenze o rispetti umani di_sorta. Naturalmente, più il corrispondente è BibliotecaGino Bianco <
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