Pègaso - anno III - n. 11 - novembre 1931
\ I 620 F. Flora le grandi scene della iungla che Dio ci protegga! Dicono sian luoghi in cui domina la malattia del -sonno, e che per pigrizia ed ignoranza gli indigeni non si cibino abbastanza e che si è costretti a spiEigar loro i bisogni dell'alimentazione. Hanno elefanti innumeri: bufali indomiti e rinooeronti, e stuoli di antilopi e gazzelle. I leoni ,stoono di guardia alla foresta. Un'aria di magia, sotto la luna e nei crepuscoli purpurei, grava sulla casa indigena, a forma di grosso proiettile che ra,ppresenta l'Africa equa– toriale francese. È un ricordo di mie letture_: danze macabre sotto una musica aggrumata :e sorda: e quell'arte negra che ha avuto, gran voga in questi ultimi anni e che pare sia venuta soprattutto, da questi indigeni orrendi. Il Congo belga, - che io pongo qui p(:)r una pura remini,scenza geo– grrufica, - sembra un animale gigante col dorso· di fulva lana,: fa pensare anzi le mandre attruppate per farsi compa,gnia nel pericolo. Poi, andando più dappre,sso, si svelano i tetti e le cupole coperti di bionda stoppia, su un peristilio da.Ue colonne tonde di legno, che han per capitello la maschera grottesca cli un feticcio. Vedo· in mente· il grandissimo fiume donde ha nome questa colonia settantotto volte più va-sta del Be,lgio: penso come questo piccolo popolo ha saputo istaurare in quella pericolosa colonia il sen1>0civile, e contro mali implacati che non son tutti domiti anc.6ra, scoprirne i tesori, l'oro, e l'inesauribile rame, e produrre tanto avorio quanto in nessun altro luogo della terra. Ed ora stiamo a guardare la torre del pur:pureo Madagas-car, una torre che termina con una testa di bue per ogni lato-; gigantesca insegna di una ina.ttesa macelleria. Anzi le corna di quei zebù sfondano il cielo rosso ove mi pare di veder caprioleggiare toreri in pericolose corride. Il padiglione ha una gradinata che sembra la curva saracillJesca di certe scrivanie moderne. Apprnndo dalla guida che il suo colore vuol richia– mare quello appunto dell'isola: color rosso o talvolta viola: penso le montagne sooche come gli scheletri dei cammelli, le valli fertili, i porci e i montoni innumeri: i dieci milioni ej_rca di bovi che ne fanno il paese più cornuto del mondo. So che gli abitanti del Madagasca,r chiamano « case fredde J> le tombe: so che in nes,s-un altro paese del mondo si produce tanta vainiglia e infine che lì, come son razze diverse, cli negri alla costa, di malesi all'interno, così son due ·climi affiancati, per i quali chi all'alba è in inverno o a,lmeno in tardo autunno, può trovarsi a mezzogiorno, sol ,che s,i sposti un poco, in pi,ena es.tate e sudar più che .alle stufe cli Nerone. Immagino di trovarmi al punto preciso in cui i due e.limi si toccano, quel punto a fil cli linea,. segnato oolle .'éarte geografiche, nel quale i due climi hanno il loro confine, mezz.a faccia all'estate e mezza. all'inverno. Fantasia. E a me, in un via,ggio, piace il lieto divagare delle immagini e1delie associazioni. Ma queste alte capanne del Madagascar, sollevate su quattro palì, e non più alte nel loro triangolo di quanto sia il v~no tra le quattro eo– lonne che le l'eggouo, ·sembrano ca,nili o magari pagliai dell'Italia me– ridionale. E tuttavia questi, pagliai non son forse più belli, ,se pure meno comodi, delle pie.cole raccapriccianti case dei dintorni immediati di Parigi? Al primo vederle, quelle. case francesi mi parvero tombe BibliotecaGrno Bianco
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