Pègaso - anno III - n. 11 - novembre 1931

614 U. Ojettì d'una scrittura intima, segreta, brutalmente sinoera, · e al conf~onto ~ei quali gli stessi Saggi del Montaigne che tanto amò son Guiohardin, prendono aS1petto di tollerante ottimismo e di divertita sottigliezza. E vedrete che i più ,sono a m(ltà spezzati, o meglio legati, dalla cerniera del perché. Ogni altro scrittore la avrebbe facilmente nascosta per evi– tare questa continua somiglianza di struttura .. Il Guiociardini, no, ché lì scopriva la forza e schiettezza del suo cong,egno mentale e morale. << Non mi piacque mai ned. miei governi la crudeltà e le pene oocessive, e anche non sono neoessarie; perché, da certi casi esemplari in fuora, basta a mantenere .il terrore punire i delitti a 15 ,soldi per lira pur,ché si pigli regola di punirli tutti». « Fate ogni cosa per pare['e buoni, ché serve a in,finite cose; ma perché 1(:) opinioni false non durano, difficilmente vi riuscirà il parere lungamente buoni se in verità non sarete. Così mi ricordò già mio padre ». Ma non è detto che questi Ricordi sieno lettura pei ragazzi e per le scuo1e. S'hanno da leggere all'età in cui il Guiicciardini li scrisse: dai quarant'anni in là, quando lo spettacolo della vita c'importa per quello che è dietro le scen(:),più che per quello che canta a.Ua ribalta. L'invisibile e l' indivisibile. 18 ottobre. Roma; All'albergo del Quirinale con Gian Carlo Vallauri, presidente, all'Accademia d'Italia, nella classe de:lle 1Scienze. Nel sa– . Ione, a gruppi, seduti int9rno ai tavolini, stanno dieci o dodici fisici di fama univer.sale, alla mia ignoranza sconosciutissimi, giovani i più, ebrei parecchi, venuti a Roma pel convegno di fisica nucleare. Vallauri è il più consol~nte degli scienziati perché parlando con un profano ha l'aria, d'amm(lttere che l'ignoranza ,cosciente ,sia il primo gradino della sapienza. Il suo volto raso l:l indso sotto i fQlti capelli quasi bianchi, la· parola esatta e scandita, la tranquilla affabilità dei modi, e quel suo restare sempre un poco rigido e sull'attenti, che gli viene dagli anni vissuti in marina, lo fanno, immagino, un insegnante esemplare, di quelli che per un giovane sono insieme guida e pungolo, vicini come fratelli maggiori, lontani come giudici che non si piegan,o. Da ogni parte del mondo, egli; nel nome dell'Accademia, ha saputo raccogliere questo convegno di sommità, come dicono i cronisti nei gior– nali ; e questa volta la parola mi piace per~hé richiama i picchi gelidi delle montagne, soli con J.e s.telle. Uno a uno, Vallauri mi nomina questi esploratori dell'invisibile, que.sti nemici dell'indivisibile, questi ragiona– tori per numeri, formule ed ipotesi, che dentro ogni atomo scorgono ormai un intero firmamento e ade,sso vogliono frantumare, lo stesso nucleo che nel sistema d'un atomo sarebbe il sole. Poeti insieme e matematici, meta,fisici e fisici, a udir definire il loro lavoro, mi sembrano anacoreti sperduti in questo ansioso e meccanico mondo, la speranza fissa in quello . çhe gli occhi non vedranno e le mani non toccheranno mai, nella ricerca cioè di un'energia terribile, invisibile, continua· e onn:iipre,sente che ben si potrebbe chiamare divina. Assaporano il loro caffè, un bicchierino di li,quore, il fumo .d'una sigaretta, sorridono a una signora, rileggono un Bibl.iotecaGino Bianco

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