Pègaso - anno III - n. 11 - novembre 1931
/ Settimanali 613 La prosa del Guicciardini. 11 ottobre. Mi vengo rileggendo il Guicciardini nella s,celta che Giu– seppe Prezzolini ne ha, fatta per Le .più belle pagine, e mi sembra che contro il Guiociardini scrittore si sia stati anche più ingiusti che contro l'uomo e lo storico. L'accusa del Ranke il quale gli dette, presso• a poco, del plagiario e del bugiardo, è sfumata, con danno del Ranke. L'accusa del De Sanctis contro « tanta impotenza e fiacchezza. in tanta saviezza», è ormai anch'essa annullata dalla giusta ribattuta del Luzio, che il De Sanctis pretendeva ùal Guiocia,rdini iµ pieno cinquecento l'idealismo del Mazzini come finì a pretendere dal Mazzini la, posatezza realistica del Guicciardini. Ma contro l'accusa d'essere uno scrittore prolisso, impacciato e pesante chi l'ha mai difeso ? Il Foscolo. afferma che la lingua di lui è pomposa, misteriosa e artificiale per voler troppo magnm– care ogni cosa. E il Carducd, quando loda la prosa del Cinquecento come stabile, finalmente, e fol'mata, viYa, vera e bella,, quella che occorreva alla nostra cultura e civiltà, cita dieci scrittori, dal Machiavelli al Cel– lini, e trala-scia il Guicciardini. Solo il Giordani ammette che in lui « sono alcune pagine che paiono scritte in paradiso». Credo invece che chi voglia impa,ra,re insieme a ragionare e a· scrivere, difficilmente possa trovare un mo-dello più sicuro cli questa prosa. Anche quando le manca la luce e l'aria, anzi quel vento leggero ed eccitanti:\ che talvolta pare nelle pagine del Machiavelli rinfrescare e sospingere, i pen– sieri più duri e le parole più incise; anche quando la prosa del Guicciar– dini, che è un nobile di nascita e abituato all'effettivo comando, si fa più tetra e ferrigna, sempre sotto l'aderente gioco dei muscoli essa mostra l'armatura, del suo scheletro, cioè della sua logica, tanto francamente che a poggiarvi l'attenzione si sentono le punte e le giunture dl:lll'ossa. Se non s'ha la stessa fermezza e sodezza di pensiero, questa prosa del Guicciardini non s'imita. I periodi ciceroniani con lo strascico ondulato delle trasposizioni, cari anche al Machiavelli, ad esempio nella dedica del Principe, qui non s'incontrano. l,:'n periodo qui è lungo per neces– sità non per ornamento, fatto di varie membra ben legate e, connesse e non d'un sol ventre liscio e gonfi.o. È lungo perché lo scrittori:\ volta le cose da ogni lato scarnendole e notomizzandole sotto i nostri occhi, e non vuole ingannarsi e non vuole ingannarci, e intende avvincere la n,o– stra attenzione non lasciandoci riprendere res1)iro finché non abbiamo tutto veduto coi nòstri occhi e toccato con le nostre mani. « Vedrassi bene che più copia hanno di ministri i principi secola.ri chel i papi, quando ne fanno la debita diligenza; perché più ri spetto s'h a al principe s~olare e più speranza cli poter perpetuare nella sua servitù, vivendo lui per l'or– dinario più lunga-mente che il papa, e succedendogli uno che è quasi il medesimo che lui; e pote'llclo il successore fidarsi facilmente di quelli che sono stati adoperati o cominciati ad adoperare clall'antece~ore. Ag– giungesi che ecc.». I perché sono la giuntura più visibile e! più frequente di questa prosa inl:lsorabile, sperimentata, tutta fatti, che a certi punti sembra un'ope– razione aritmetica, coi fattori allineati ad ogni punto e virgola. Leggete i Ricordi che, dice bene il Prezzolini, sono uno dei primi esempi da noi BibliotecaGino Bianco
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