Pègaso - anno III - n. 11 - novembre 1931
Villa Bea.trice 609 ma, ora a questo, ora a quel " chioppo ", immancabilmente stava appoggiata una scala. Soltanto la vista di qualcheduno che appa– riva nel campo o il rumore d'un carro o lo scalpiccìo, su, nel giar– dino ghiaiato la faceva andar via. Un giorno, mentr'ella era lì, con gli occhi in alto, improvvisa– mente sentì uno passarle accanto. «Padrona!)). Ella non riconobbe chi fosse quel contadino scalzo che s'era toccato il cappello e ora andava col pa,sso elastico degli uomini scalzi. col falcetto in mano: e era già un pezzo avanti. Ritornò in casa. La mattina dopo ell'era di nuovo sul posto che l'attirava. Era proprio quello l'albero? Era quello il ramo ? Senza che nulla ne pendesse, il ramo, leggero e libero, allegro come tutti gli altri luccicava al sole, e le foglioline tremavano al soffio fresco della mattina. Beatrice ricollegò il passaggio dell'uomo scalzo con la scomparsa del cappio dal ramo. E per qualche giorno l'idea che l'uomo avesse letto nel pensiero di lei, l'agitò. •Stava in trepidazione d'essere sco– perta, q_uasiche avesse commesso un delitto. Poi, niente avvenendo, si quietò. E per qualche tempo il pensiero della morte rimase come un'ombra immobile. Un pomeriggio però essendo ella in giardino e Barberina alla vasca a buttare le briciole di pane ai pesci, la bimba a un tratto si spenzolò: ella corse per trattenerla,. Il cuore le saltava in bocca quando ella aveva un'impressione così. La bimba, afferrata, si volse impaurita: cc Perché?)). Ella non poteva_ parlare: fece l'atto che dice : cc ora, un momento!)); e in quell'atto, avendo gli oc chi verso la vasca, si vide riflessa nell'acqua. E l'idea atroce le riguiz.zò nella mente. Ora non poteva più vedere la vasca, non poteva più pensare alla ,,asca senza pensare anche, senza vedere anche un ammasso gonfio, voluminoso a galla. E l'immaginazione era di quelle che non si sop– portano : a cui non c'È' altra salvezza che la stessa realtà la cui immaginazione non ci lascia vivere : come certi uccidono per libe– rarsi dall'idea ossessionante, dalla tentazione ossessionante d'uc– cidere ; come certi escono fuori di trincea e si mettono ritti per essere uccisi, per farla finita con quest'idea fissa d'essere uccisi. Nella continua angoscia, in nulla trovava pace, in nulla trovava posa. Qualunque tentativo di distrazione, ogni ricerca di divago non facevano altro che peggiorare il suo stato: necessità d'esser sola: e appena sola, l'ìncubo. Impossibilità di prendere un lavoro in mano, d'aprire un libro. Da tanto tempo non era neppure più scesa in cappella. A che pro? Anche le domeniche, l'ora della messa, ella faceva di tutto per trovare dentro di Ré un po' di fervore : pietra, pietra, angosciosa, angosciante pietra, un ammasso d'an– goscia che non si stemperava. E allora si distraeva a guardare 39. - Pèuaso. iblioteca.Gino Bianco
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